Il prossimo 16 giugno scade il pagamento dell’acconto Imu, l’imposta che colpisce gli immobili e che interesserà circa 25 milioni di proprietari in Italia. Il gettito stimato a livello nazionale è di 9,8 miliardi di euro, che su base annua diventa, con il saldo di dicembre 19,6 miliardi di euro.
Le cifre complessive attese per il 2021, inferiori a quelle del passato, tengono in considerazione il fatto che l’Imu è stata abolita per alcuni immobili strumentali alla produzione come stabilito all’interno dei decreti varati per contrastare gli effetti della pandemia da Covid-19. Stimiamo che il 41% del totale dei contribuenti si riferiscono a lavoratori dipendenti e pensionati. Vediamo quale impatto si prevede sulle tasche degli oltre 350 mila contribuenti umbri chiamati all’appuntamento dell’acconto Imu.
L’elaborazione che abbiamo effettuato a livello di capoluoghi di provincia si basa sulle risultanze del rapporto Imu curato dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil. I costi indicati sono stati rapportati ad un’abitazione tipo con rendita catastale derivante dalla media ponderata delle abitazioni ubicate in ogni singola città capoluogo sulla scorta dei dati forniti Agenzia delle Entrate.
Per quanto riguarda il costo dell’IMU relativo alle seconde case, a fronte di una media nazionale equivalente ad un acconto di 535 euro (saldo annuo 1070), il conto a Perugia si ferma a 425 euro (saldo annuo 849), mentre più elevato risulta a Terni con 443 euro (saldo annuo 885). La differenza equivalente a 36 euro fra i due capoluoghi dipende anche dalle diverse aliquote applicate che sono pari al 10,6 per mille nel Capoluogo regionale e salgono all’11,2 per mille a Terni, dove è in vigore la cosiddetta “ex addizionale Tasi”, la quale può arrivare fino ad un massimo dello 0,8 per mille, e fu introdotta negli scorsi anni con l’obiettivo di finanziare le detrazioni per le abitazioni principali. Dunque Terni, uno dei 18 Capoluoghi di provincia ad applicare il balzello extra, si ferma ad un soffio dalla soglia dell’11,4 per mille, il livello massimo potenzialmente raggiungibile.
Se passiamo ad analizzare l’effetto dell’Imu che riguarda le prime abitazioni di lusso, cioè quelle catalogabili nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, le differenze fra le due città umbre tendono ad aumentare vistosamente. Se infatti la media nazionale dell’acconto di giugno che interessa queste tipologie di immobili è di 1311 euro (saldo annuo 2623), Perugia si conferma nettamente più cara con un importo di 1791 euro (saldo annuo 3582), mentre a Terni si verserebbero solo 984 euro (saldo annuo 1968), pur a fronte di aliquote identiche del 6 per mille, leggermente superiori al 5,9 per mille calcolato come media nazionale.
Lo studio passa poi ad esaminare l’impatto della tassazione sulle seconde pertinenze relative all’abitazione principale, tenendo conto che i costi elaborati si riferiscono alle rendite medie calcolate per una cantina di circa 8 mq ed un garage di circa 18 mq, sempre con fonte l’Agenzia delle Entrate. In proposito il costo a livello nazionale annuo equivale a 55 euro (prima rata 28), determinata come media fra i 33 euro della cantina tipo ed i 76 euro del box medio. Qui i costi di Perugia e Terni quasi si equivalgono con Perugia pari a 40 euro annui (23 euro per la cantina e 56 euro per il box) e Terni a 39 euro annui (24 euro per la cantina e 54 euro per il box).
Secondo Luciano Marini, Presidente del CENTRO SERVIZI UIL, il CAF UIL dell’Umbria, “i dati confermano l’esigenza di porre rapidamente mano ad una revisione della tassazione sulla casa, di cui la componente Imu è una delle più importanti, in un’ottica di maggiore equità impositiva e di contrasto all’evasione fiscale che colpisce anche il gettito della tassazione immobiliare”.
Per Gino Venturi, segretario UIL Umbria, “occorre finalmente mettere mano alla riforma del catasto attesa invano da 30 anni ponendo fine alle tante iniquità che gli estimi attualmente presentano, ma con il presupposto che i cittadini non possono comunque sopportare un aumento della fiscalità locale”.
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