Domenica 14 marzo alle ore 17.30 nella concattedrale di Amelia si terrà la celebrazione della stazione quaresimale, presieduta dal vescovo Piemontese, nel ricordo del servo di Dio mons. Vincenzo Loiali nel 55° anniversario della morte e a conclusione delle “24 ore per il Signore”, l’iniziativa di preghiera con l’adorazione eucaristica continua e la confessione, indetta da Papa Francesco e promossa in tutto il mondo.
In unione alle chiese dell’Umbria si pregherà per la salute dei malati, per il benessere spirituale e materiale del popolo, per la pace del mondo e perché passi il flagello della pandemia. La preghiera in comunione è una delle caratteristiche peculiari delle stazioni quaresimali insieme all’altro elemento importantissimo, della memoria dei martiri.
Nel ricordo di mons. Vincenzo Lojali due saranno le celebrazioni in programma nella concattedrale di Amelia domenica 14 marzo alle ore 12 la celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio alle ore 17 suono delle campane a distesa in tutte le chiese della Vicaria di Amelia e Valle Teverina e alle ore 17.30 lettura del transito del servo di Dio e solenne concelebrazione presieduta da mons. Giuseppe Piemontese con la partecipazione dei sacerdoti della Diocesi. Al termine la preghiera sulla tomba di mons. Lojali.
La celebrazione sarà trasmessa sui canali Youtube e Facebook della Diocesi di Terni-Narni-Amelia e sul canale Youtube basilica cattedrale Santa Fermina Amelia.
Mons. Vincenzo Lojali, ultimo vescovo di Amelia, resse la più piccola diocesi d’Italia per 28 anni, prima che la stessa fosse unita a quella di Terni e Narni.
Nel piccolo centro dell’Umbria, dove mons. Lojali nel 1938 divenne il più giovane vescovo d’Italia, si sentiva forte il suo carisma pastorale e la vivacità creativa di un episcopato inventato giorno dopo giorno, improntato alla massima attenzione ai bisognosi, alle famiglie e ai sacerdoti, dando vivo esempio di carità e santità di vita. Amò tutti indistintamente con cuore di padre, prediligendo in particolare le anime consacrate per le quali coltivava una profonda venerazione.
Nella scelta dello stemma episcopale rifiutò di seguire la tradizione araldica derivante o dalla storia della famiglia, o dall’interpretazione del cognome o del luogo di provenienza, e adottò uno dei simboli più espressivi della carità: il pellicano. Per motto fece sua l’espressione paolina: “Impendam et super impendar”; spendere e spendersi fino alla consumazione saranno i capi saldi del suo ministero di padre e di pastore figurati nella leggenda del pellicano che squarcia le proprie carni per nutrire i suoi piccoli, divenuto anche simbolo dell’Eucaristia dono di amore del Pio pellicano Gesù Cristo, così come cantano i versi di Tommaso d’Aquino.
Nel suo sacerdozio ed episcopato, il vescovo Lojali più volte si rifarà a quel motto nell’umiltà, come era suo stile, tuttavia vedendo in esso il fine con cui attuare, talvolta con ansia o con entusiasmo, le sue strategie pastorali.
A cinquantacinque anni dalla morte, avvenuta il 14 marzo 1966, ancora vivo è il suo ricordo, come un “maestro di vita e guida spirituale”, così lo ricordano gli ex alunni del vecchio seminario di Amelia, sacerdoti e laici. L’amore fu il criterio della sua azione pastorale, per la crescita di una comunità che sempre lo ha venerato per la sua amabilità. Le numerose iniziative pastorali, le opere realizzate nel campo della catechesi, il fiorire in quel tempo di istituti religiosi, recano ancora la sua impronta.
Gli ultimi anni di episcopato di mons. Lojali furono quelli caratterizzati dal Concilio Vaticano II e dallo spirito di rinnovamento che ne è scaturito per la chiesa. «La comunità ecclesiale deve assorbire una coscienza post conciliare, che è spirito eroico, tensione alla santità, crescita interiore impostata su solidi principi morali» era solito ripetere ai suoi studenti mons. Loiali.