Collaborazione, lealtà, alleanza contro il virus sono solo parole vuote in Umbria. Una verniciata di benevolenza per nascondere la mediocrità di una classe politica sorda, chiusa e autoreferenziale. Che a colpi di astensioni strategiche ha respinto in blocco tutti gli emendamenti presentati dalle minoranze per migliorare il Documento di economia e finanza regionale. Una lezione di stile e di democrazia, al contrario, è venuta dall’opposizione. Che, nelle sue diversità, non solo ha presentato quasi 30 emendamenti puntuali. Ma lo ha fatto esprimendo posizioni differenti, come accaduto più volte in passato, rivendicando pluralità e indipendenza di mandato. Come consigliere del Movimento 5 Stelle ho espresso un voto favorevole al sub-emendamento Carissimi-Melasecche per le strutture sanitarie dell’Umbria meridionale, nel merito e in piena coscienza. Una dimostrazione fattiva, se ce ne fosse bisogno, che non prendiamo ordini da nessuno se non dai cittadini. Altrove, invece, basta che un commissario impartisca ordini e si finisce per bocciare qualsiasi cosa, lasciando il dubbio che ciò che si vota non venga neanche letto.
Così la maggioranza ha bloccato il potenziamento del sistema del soccorso in emergenza, in particolar modo il “ripristino delle postazioni notturne dei presidi 118 di Todi e Marsciano”. Ha rifiutato di “ripristinare al più presto la piena funzionalità operativa del Registro Tumori” impedendo concretamente l’attuazione dell’attività di screening sull’alto Chiascio che aveva approvato poco prima. Ha rigettato “la nascita su tutto il territorio regionale di progetti di prevenzione primaria e secondaria dall’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti” per “tutelare la vita di chi ha sviluppato una dipendenza” dopo aver seminato odio sui fatti tragici di cronaca che hanno interessato la nostra regione. Ha bocciato senza appello un disegno di legge regionale per “permettere alle persone con disabilità di autodeterminare la propria esistenza intorno ad un progetto di vita indipendente”. Ha respinto la proposta di “investire nella lotta alla violenza di genere e alle discriminazioni”. Ha negato a coloro che, pur lavorando, si trovano in una situazione di povertà di avere “contributi economici concessi ai lavoratori autonomi per il sostegno al reddito”. Ha sbarrato le porte al “riequilibrio territoriale all’interno della Regione Umbria”. Ha chiuso alla possibilità di dedicare risorse stabili ad “interventi di messa in sicurezza d’emergenza del territorio in caso di calamità” e “ristori per attività colpite da eventi climatici estremi”. Ha escluso la possibilità di vietare la “combustione dei rifiuti anche sotto forma di combustibile solido secondario nei cementifici e negli inceneritori umbri”. Ha cassato lo stop alla tassa Tevere-Nera, Bonificazione Umbra e Val di Paglia impedendo di destinare la “quota dell’80% dei canoni idroelettrici per le attività dei consorzi di bonifica”.
Fino all’ultimo ho sperato che potessero togliersi la casacca di partito e lavorare con spirito costruttivo per il bene degli umbri. Invece hanno scelto di vincolare il futuro dei cittadini della nostra regione alla loro mediocrità. L’ennesima pagina di cattiva politica.
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