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Sale gioco, scommesse e bingo chiuse in Umbria, il Tar “boccia” la Tesei

Un pregiudizio grave ed irreparabile derivante dalla sospensione delle attività svolgentesi nelle sale giochi, scommesse e bingo, disposta dall’art. 3 del provvedimento regionale impugnato”.

Come riporta la testata Gioconews.it, lo evidenziano i giudici del Tar Umbria accogliendo l’istanza di misura monocratica proposta da alcuni operatori del gioco della regione, contro l’ordinanza della governatrice Donatella Tesei che ne ha sospeso l’attività dal 20 ottobre al 14 novembre 2020.

A differenza del Tar Lombardia che ha bocciato le domande di annullamento dell’ordinanza del governatore Attilio Fontana, che ha fissato la trattazione in camera di consiglio il 17 novembre, ben oltre la data di “scadenza” del provvedimento, fissata al 6 novembre, per il Collegio umbro è manifesto che la “tutela cautelare richiesta a fronte del pregiudizio paventato è destinata nella sostanza ad esaurirsi in questa fase monocratica, poichè la data della prima camera di consiglio utile per la trattazione collegiale dell’istanza (17 novembre 2020) è successiva quella di scadenza (14 novembre 2020) del periodo di sospensione disposto dal provvedimento gravato”.
Quindi, si legge ancora nel decreto del Tar Umbria, “è evidente la sussistenza di un danno grave ed irreparabile nell’attesa della trattazione collegiale dell’istanza, tuttavia da contemperarsi con il pressante pubblico interesse espresso dalle prescrizioni del settore”.
Vale quindi quanto stabilito dal Dpcm del 18 ottobre che, come noto, consente l’esercizio delle sale gioco dalle ore 8 alle ore 21.
I giudici quindi hanno fissato la trattazione collegiale dell’istanza alla camera di consiglio del 17 novembre 2020 , sino alla quale “il presente decreto avrà comunque effetto, ai sensi dell’art. 56, comma 4, del c.p.a., indipendentemente dalla scadenza (anteriore alla camera di consiglio fissata) del provvedimento sospeso”.
Il decreto del Tar Umbria, che potrebbe aprire la strada a decisioni analoghe, arriva a poche ora di distanza dall‘appello lanciato da alcuni gestori delle sale della regione, per ottenere un incontro urgente con la governatrice Tesei per “trovare un punto di incontro” e tutelare gli occupati del settore, già provati dalla chiusura di tre mesi durante il lockdown della scorsa primavera.
Un grido di allarme a cui si sono uniti alcune delle associazioni di rappresentanza del comparto: da Sapar, che ha chiesto ai governatori firmatari di provvedimenti restrittivi del gioco di “garantire il diritto al lavoro” ad As.Tro, che ha inoltrato, come per la Lombardia, un’istanza in autotutela per chiedere alla Regione Umbria con urgenza l’annullamento dell’ordinanza.
CONFARTIGIANATO: “INGIUSTAMENTE PENALIZZATE ATTIVITÀ LECITE”- Nelle scorse ore sul tema è intervenuta anche Confartigianato Imprese Umbria rilevando che “il processo di emanazione delle ordinanze anti-Covid seguito dalla presidente Tesei, che si caratterizza nel non privilegiare aspetti di confronto, ha creato in questa e nelle precedenti occasioni criticità soprattutto in campo economico, che potevano essere evitate con l’utilizzo di semplici strumenti di partecipazione. Infatti mentre si dà atto che l’ultima ordinanza emessa il 19/10 nella riorganizzazione degli orari scolastici e del sistema dei trasporti sta iniziando a dare risultati positivi con la drastica riduzione degli assembramenti, non possiamo non evidenziare le manchevolezze della stessa ordinanza nei casi in cui tende a ridurre attività come la vendita di bevande alcoliche e il gioco lecito ponendo obblighi inutilmente gravosi sulle imprese del settore, di fatto eludibili utilizzando altri canali e quindi in grado di creare effetti indesiderati sulla concorrenza”. Scendendo nel dettaglio, per quanto riguarda le sale gioco, nella nota Confartigianato Imprese Umbria evidenzia: “Stesse manchevolezze e medesimi effetti negativi sono riscontrabili nell’obbligo di sospensione delle attività delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo e delle attività di gioco operato con dispositivi elettronici del tipo ‘slot machines’ situati all’interno degli esercizi pubblici, degli esercizi commerciali e di rivendita di monopoli. Evidente in questo caso che la Regione ha perso di vista lo scopo di evitare gli assembramenti, per penalizzare direttamente una serie di imprese che, si ricorda, svolgono attività lecite e particolarmente controllate, le quali hanno posto in essere come le altre i protocolli sanitari che sono considerati idonei dalla normativa nazionale (ma evidentemente non dalla Regione Umbria) per garantire da un lato la salute dei clienti e dall’altro lo svolgimento dell’attività. Inoltre anche in questo caso il divieto è mal posto e in grado di creare distorsioni nella concorrenza, non essendo state comprese tutte le fattispecie di gioco (lotterie istantanee e tradizionali, sistemi di scommesse sportive). Infine il testo nel suo complesso poteva essere migliorato in termini di maggiore armonizzazione con la normativa nazionale del Dpcm attualmente vigente, di facilità applicativa degli obblighi e di chiarezza della normativa posta”.
Foto: TerniLIfe ©
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