“Seduzione e città globale. Rifare la società dopo il Covid-19”: questo il titolo dell’edizione 2020 del Festival della Sociologia che verrà trattato a Narni a partire dal pomeriggio del 14 fino a venerdì 16 ottobre.
L’osservazione della società rivela una difficoltà dell’essere umano ad abitare la contingenza illimitata e imprevedibile
dell’esistenza. L’apertura alla vita, nel suo intensificarsi di pulsioni, sentimenti ed emozioni, è particolarmente visibile nelle
metropoli, dove gli stili di vita e la moltiplicazione degli scambi comunicativi esprime nuove forme di disagio e persino di
rifiuto di un’autentica socialità.
L’epidemia mondiale del Covid-19, arrivata in modo inaspettato, si è estesa ovunque acuendo in maniera gigantesca la
profonda difficoltà di stare insieme e incrinando le strutture su cui ha poggiato l’organizzazione sociale fino a oggi. Nelle
città globali ogni spazio vitale ha subìto un arresto immediato del funzionamento a cui era abituato.
Ogni gesto e ogni azione sociale ha ormai cambiato significato e fa i conti con la paura e l’angoscia della malattia. In Italia e nel mondo, il
contagio dell’epidemia ha imposto e obbligato processi di distanziamento che, lungi dall’essere un neologismo entrato di
prepotenza nel senso comune e con cui la sociologia non può non confrontarsi, lascia tuttavia intravedere nuovi modi di
riunirsi e di agire collettivamente.
Per oltrepassare la paura della solitudine e la tentazione all’individualismo e all’autosufficienza, ma anche per far fronte alle
sfide in termini politici ed economici che la post-epidemia implica, le Scienze sociali sono chiamate a interrogarsi sul
funzionamento della società come risorsa vitale per ripensare la dimensione culturale delle biografie individuali e collettive
all’interno dello spazio pubblico e all’indomani della crisi sanitaria. In questo orizzonte di senso si inserisce il tema.
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