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Scuola, i genitori dell’Aldo Moro e Battisti non ci stanno: “Regole anti Covid che penalizzano i nostri figli”

La protesta continua ma dalle parole, i genitori dei piccoli studenti delle scuole Aldo Moro e Battisti, della direzione didattica Aldo Moro, sono passati ai fatti. Questa mattina, sabato 19 settembre, dopo una settimana dall’inizio del suono della prima campanella, i genitori si sono incontrati ai giardini della scuola per chiedere delle modifiche. La querelle gira intorno al fatto che le aule, secondo le nuove norme anti Covid, non possono ospitare più di 18 alunni e quindi tutte le classi composte da 24-25 studenti sono state riviste. Cinque bambini al giorno sono trasferiti in delle classi bolle per comporne una ex novo. Una scelta, secondo alcuni genotori che mina la sicurezza dei propri figli, proprio per la promisquità in cui andrebbero ad incorrere. Inoltre, le prime classi sono costrette ad andare a scuola di pomeriggio, per un giorno a settimana, riducendo, di fatto, di cinque ore l’orario scolastico: 22 ore settimanali a fronte di 27. “Secondo noi – spiega un genitore – lo smembramento delle classi dove più bambini per ogni sezione dovrebbero convivere durante l’attività didattica non è una buona soluzione. Dal punto di vista sanitario, la logica dell’aggregazione tra classi (classi madri e classi figlie per fascia di età) porterebbe ad un aumento esponenziale del rischio di formazione di cluster mettendo a rischio l’intera collettività. Altra problematica è la drastica riduzione dell’orario scolastico, conseguente alla prima decisione di smembramento, in quanto il personale organico a disposizione non è più sufficiente. Questo, come del resto tutte le azioni intraprese, avviene nel mancato rispetto del patto formativo scuola-famiglia e del regolamento di istituto. Tra le cose che non convincono c’è la penalizzazione della didattica in quanto i bambini, che devono recarsi nella classe-figlia con altre maestre, sono costretti ad adeguarsi ad un metodo didattico nuovo rispetto alle loro maestre di appartenenza. La delocalizzazione delle aule, presso nuova sede, che la dirigente scolastica avrebbe richiesto al Comune di Terni vista la mancanza di spazi èun altro problema e per questo il Comune sarebbe costretto a pagare un canone per 50mila euro. Le famiglie si potrebbero ritrovare la problematica di una difficoltà nel raggiungere la nuova sede, oltre a quelle che hanno due bambini iscritti nello stesso plesso e che ora potrebbero trovarsi a vederli separati con le relative problematiche di ingresso-uscita. Ogni problematica evidenziata, è a nostro avviso difforme da quanto stabilito nel patto formativo di corresponsabilità. Un vero e proprio contratto tra le parti (scuola-famiglia) in cui ognuno si impegna a rispettarne i termini”.

Foto: Monica VITALI ©

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