Esprimono un giudizio negativo sull’abrogazione della delibera che regola l’interruzione volontaria della gravidanza farmacologica le Consigliere di parità della Provincia di Terni (Maria Teresa Di Lernia e Ivana Bouché) e della Regione Umbria (Monica Paparelli). “Nel 2018, con molti anni di ritardo rispetto alle evidenze scientifiche e a diversi Paesi europei, con qualche resistenza, – sostengono in una nota – la giunta Marini approvò l’aborto farmacologico in regime di day hospital, evitando così alle donne il ricovero, consentendo di scegliere un metodo meno invasivo, e più adattabile alle loro necessità.
Ora sarà obbligatorio il ricovero ospedaliero per tre giorni con il rischio di non trovare posto, poiché già adesso l’IVG chirurgica ha liste d’attesa lunghe e sappiamo che in questi casi il tempo è determinante, aggravato ulteriormente dalla conversione di alcuni ospedali per il covid e tra l’altro, i ricoveri ospedalieri aumentano il rischio di contagio.
Riteniamo – affermano le Consigliere – che la nuova situazione che si determinerà, complicherà ulteriormente la vita delle donne. Si rischia di obbligarle al ricorso all’IVG chirurgico poiché continuerà ad essere effettuato in regime di day hospital pur necessitando di anestesia. Le donne subiscono già numerose discriminazioni sui luoghi di lavoro per la disparità salariale – ricordano – le pari opportunità sono ancora ben lontane dall’essere realizzate nella nostra regione come nel Paese. Il nostro auspicio come Consigliere di Parità è che la giunta regionale, guidata da una donna, ascolti di più le loro ragioni nel prendere decisioni che le riguardano, avendo come obiettivo comune la parità di diritti e di opportunità”.
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