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Aosp Terni. “Soccorrere i soccorritori”: all’ospedale di Terni anche il supporto psicologico passa dalla fase 2 alla 3

Fa parte della fase due del piano emergenza Covid dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni il prendersi cura dei sanitari che in questi mesi hanno lavorato sostenendo un carico professionale ed emotivo che è stato per tutti al di sopra di ogni aspettativa. Il progetto è stato curato e realizzato dal servizio di psicologia ospedaliera diretto da David Lazzari in collaborazione con il servizio delle professioni sanitarie (Sitro) e il servizio di prevenzione e protezione aziendale. L’attività proseguirà anche per tutta la fase 3

 

Medici, infermieri, Oss e tutto il personale ospedaliero hanno ora necessità di metabolizzare il carico di stress psicologico che rischia di trasformarsi in Sindrome da Stress Post Traumatico. Per questo il piano emergenza messo a punto dall’inizio di questa pandemia dall’Azienda ospedaliera Santa Maria prevede un lavoro di prevenzione tramite interventi di psico-educazione e gestione dello stress acuto nel personale con specifici esercizi di desensibilizzazione. Sono previste nove edizioni articolate in quattro incontri ciascuna a cui stanno partecipando tutti i sanitari (infermieri, medici, oss) della clinica di Malattie Infettive.

 

“Il quadro teorico di riferimento è quello EMDR cioè Eye Movement Desensitization and Reprocessing – spiega la dottoressa Roberta Deciantis, dirigente del servizio di psicologia – una tecnica rispetto alla quale il personale del servizio è formato e che per elezione rappresenta quella più efficace nella desensibilizzazione degli eventi traumatici e il potenziamento delle risorse. E i primi risultati già si stanno vedendo sugli operatori coinvolti in termini di abbassamento di sintomi ansiosi associati a singoli eventi e di recupero di un adeguato ritmo sonno-veglia”. L’EMDR sintetizza come la stimolazione bilaterale degli emisferi cerebrali produca un abbassamento fino all’azzeramento delle emozioni negative e psicologicamente dolorose associate ad un evento traumatico specifico o ad una serie di eventi complessi come quelli di questa fase di lavoro in emergenza Coronavirus.

 

“Abbiamo avuto una adesione unanime da parte di tutto il personale di malattie infettive – precisa il dottor Stefano Bartoli, dirigente del servizio di psicologia – che testimonia la consapevolezza degli operatori di dover lavorare sull’esperienza vissuta, che ha lasciato una traccia profonda sia nel ruolo di sanitari che nella vita privata, per poter riprendere la propria vita professionale in maniera funzionale ed efficace”.

 

Gli interventi si svolgono all’interno degli spazi in cui gli operatori lavorano: si è partiti dal reparto di Malattie Infettive per passare progressivamente agli altri reparti a partire dalla Rianimazione e dal Pronto Soccorso e l’attività proseguirà per tutta la fase 3. Gli incontri si svolgono in gruppi di massimo 4 persone, per rispettare le condizioni di sicurezza, al termine del turno di notte e del primo turno della mattina, proprio perché l’intervento prevede la possibilità di decomprimere lo stress a fine lavoro e tornare a casa più leggeri anche dal punto di vista psicologico.

Foto: AOSP ©

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