Il Caf Uil dell’Umbria ha rielaborato il rapporto Imu appena pubblicato dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil per il 2020. “A livello nazionale – si legge in una nota – per l’acconto della nuova Imu che scadrà il 16 giugno gli italiani proprietari di seconde case o immobili di lusso verseranno una cifra che si stima in 10,1 miliardi di euro per un saldo a fine anno di 20,3 miliardi. Sono interessati circa 225 milioni di proprietari, composti per il 41 percento del totale da lavoratori dipendenti e pensionati. In soldoni significa che per una seconda casa l’esborso medio equivarrà a 1070 euro, dei quali la metà verrà versata immediatamente, con punte di oltre 2000 nei grandi agglomerati urbani. Di questi, 3,5 milioni di proprietari di prima casa pagheranno anche una quota aggiuntiva relativa all’Imu sulle seconde pertinenze, quali garage e cantine, con un costo medio di 56 euro e punte di 110 euro. Vediamo qual è la situazione in Umbria con riferimento alle due città capoluogo.
Per lo studio, il rapporto della Uil si è basato sui costi rapportati ad una abitazione con rendita catastale derivante dalla media ponderata delle abitazioni ubicate nei due capoluoghi di provincia sulla scorta dei dati dell’Agenzia delle entrate. Mentre a Perugia l’acconto Imu medio è pari a 425 euro equivalente ad un saldo di 849 euro, a Terni il balzello arriva a 443 euro da pagare entro il 16 giugno per un saldo annuo equivalente a 885 euro. Ciò significa che un proprietario ternano dovrà sborsare 36 euro in più rispetto al suo omologo residente nel capoluogo regionale. In entrambe le situazioni l’esborso si mantiene comunque al di sotto della media nazionale che prevede un acconto medio di 535 euro ed un saldo del 2020 che arriverà a 1070 euro. Di segno completamente opposto è la situazione che riguarda l’imposizione sugli immobili di lusso, in questo caso a primeggiare è Perugia, dove è il caso di dire che i ricchi piangono, dal momento che su base annua si dovranno sborsare ben 3582 euro, una cifra superiore ai 1968 euro dei ternani, con un differenziale a dir poco sbalorditivo: ben 1614 euro in più. Passando alle aliquote è bene sottolineare il fatto che entrambe le città umbre si posizionano sopra la media italiana: se a Perugia l’aliquota è del 10,6 per mille, a Terni si raggiunge addirittura l’11,2 per mille contro la media nazionale del 10,4 per mille. Anche per le abitazioni di lusso, ascritte alle categorie catastali A\1, A\8, A\9, il 6 per mille che vede questa volta Perugia e Terni perfettamente appaiate risulta superiore al 5,7 per mille medio italiano. Cosa succede invece per quei contribuenti umbri che possiedono le seconde pertinenze? La situazione dei due capoluoghi è piuttosto simile, intorno ai 40 euro con modeste escursioni dei valori Imu riferite alle cantine ed ai box auto, un conto leggermente meno salato se confrontato con i 55 euro medi calcolati a livello nazionale. Anche in questo caso nel rapporto della Uil, i costi indicati si riferiscono alle rendite medie calcolate per una cantina di circa 8 mq ed un garage di circa 18 mq, sempre su rielaborazioni dei valori dell’Agenzia delle Entrate. Quali sono le osservazioni che possono essere effettuate leggendo questi dati? Secondo Luciano Marini presidente del Caf Uil dell’Umbria le aliquote superiori applicate a Perugia e Terni rispetto alla media nazionale derivano dall’applicazione della ex addizionale Tasi che può essere manovrata fino ad allo 0,8 per mille, che era stata introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali. Avremmo preferito, aggiunge Marini, che il Governo avesse rinviato il pagamento dell’imposta, pur consapevoli della necessità di non privare i Comuni di importanti risorse, e questo proprio in considerazione dello stato di emergenza sanitaria in corso. La UIL ha condiviso nella scorsa legge di bilancio l’esigenza di una semplificazione della tassazione sugli immobili, con l’abolizione della Tasi, ma rimane convinta della necessità di una riforma fiscale complessiva dell’autonomia impositiva degli Enti Pubblici territoriali. Contemporaneamente sarebbe necessaria anche la riforma del Catasto in grado di riportare equità sulla tassazione del mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni. Una riforma attesa da più di 30 anni, dato che l’ultima revisione degli estimi catastali risale al 1989 che superi i paradossi attuali sul valore degli immobili. Marini ritiene necessario operare con grande attenzione, perché il processo di riforma non dovrà comportare nuovi prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili, senza dimenticare il percorso di contrasto all’evasione fiscale immobiliare che genera un danno erariale stimabile in oltre un miliardo di euro all’anno.
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