225 giorni sono tanti, duecentoventicinque giorni si fa fatica anche solo a dirlo. Da quel lontano lunedì 15 giugno 2015 ne sono passati esattamente tanti quanti questi, un’eternità soprattutto se in mezzo c’è stato uno Scudetto, una Supercoppa italiana e un titolo di campione d’inverno.
Quando si parla di Ternana non si può parlare solo di titoli e calcio a cinque, ma di amore, passione e tifo per una maglia. Le Ferelle erano imbattute proprio da quella triste notte dove poteva bastare un pareggio per conquistare quel titolo che arriverà solo 48 ore dopo. Lo stesso pareggio che domenica poteva arrivare a Firenze e che avrebbe dato un altro primato, ovvero quello del primo posto in classifica nel girone A in regular season. Notti magiche e come un segno del destino riappare una faccia nota dall’altra parte del campo: quella di Cely Gayardo (anche questa volta in gol) nonostante molto probabilmente abbia guardato con un po’ di nostalgia allo scudetto cucito sulle maglie rossoverdi. Poco male, avrà pensato, visto che è andata a segno trafiggendo per la terza volta quella che le ha negato la gioia più grande ovvero Gabi Tardelli, la para rigori. Il calcio è un grande romanzo scritto e nulla può sfuggire al suo Dio che ha già programmato tutto. La cornice certo non era all’altezza: il “PalaIsolotto” non è il palazzetto di Fiano Romano e la ventina di ternani, seppur abbiano cantato a perdi fiato, non erano i duecento presenti quel lunedì sera. Fatto sta che dopo 225 giorni la Ternana Femminile cade e lo fa nel modo forse meno doloroso, con la possibilità di agguantare ancora il primo posto domenica prossima.
E allora ecco che dopo l’imbattibilità persa si profila il pronto riscatto. Ma se i romanzi sono racchiusi in un libro, i libri sono fatti di capitoli e i capitoli di pagine. Di quest’ultime si fa fatica a ricordarne qualcuna in particolare perché sono state tante e tutte belle, ma certo non si può dimenticare la rabbia di Pascual nel calciare il primo rigore dello scudetto, la classe dei gol di Neka contro lo Statte, le parate e le urla di Gabi Tardelli a difesa della sua porta, l’operosità e il sorriso di Guti dopo il gol in Supercoppa come le reti di Bennardo e quel “vaffa” in diretta su Rai Sport, la bomba di Bisognin che piegò le mani ad Ana Caterina e bucò anche Margarito. Ma anche i gol di Pia Gomez e Azevedo nel girone di ritorno, come l’esultanza del bacio al proprio polso a sentire il sapore del sangue rossoverde che scorre nelle vene dopo un gol proprio contro l’Isolotto, in quella gara di andata così sentita e sudata. Duecentoventicinque giorni, 225 giorni di amore e urla, sudore e gioia, di notti magiche e palazzetti, perché se nelle altre squadre si gioca, a Terni si combatte con la rabbia di chi non vive lo sport come tale, ma come lotta per una maglia che vuole dire molto di più: vuole dire tutto.
Foto: Pagliaricci ©