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San Valentino, Solenne Pontificale col vescovo | FOTO

Foto: Monica VITALI ©

Dopo la processione di sabato sera per il trasferimento dell’urna di San Valentino dalla basilica alla cattedrale, è stata celebrata solennemente, domenica 9 febbraio la festa di San Valentino, vescovo e martire del patrono di Terni e copatrono della Diocesi Terni-Narni-Amelia con il pontificale presieduto, in una gremita Cattedrale di Terni, dal vescovo mons. Giuseppe Piemontese, alla presenza dei sacerdoti della diocesi, del sindaco Leonardo Latini, del prefetto Emilio Dario Sensi, del presidente della Regione Donatella Tesei, il presidente della Provincia Giampiero Lattanzi, del Questore Roberto Massucci, il Magnifico Rettore dell’Università di Perugia prof. Oliviero, delle autorità militari regionali, provinciali e cittadine, dei sindaci dei Comuni della diocesi, i rappresentanti del mondo del lavoro, delle imprese, del sindacato, dei fedeli ternani e delle associazioni e movimenti della diocesi e animata dal coro diocesano diretto da don Sergio Rossini.

Il corteo dalle istituzioni civili e militari con i rispettivi gonfaloni, partito dalla sede municipale di palazzo Spada Terni verso la Cattedrale, è stato accolto dal vescovo Giuseppe Piemontese all’ingresso della chiesa madre della diocesi.

La festa del patrono della città di Terni, San Valentino è per la comunità cittadina un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, come maestro, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore, ma anche per pregare per le nostre città e il nostro popolo, per la gente che soffre, per i giovani, per gli innamorati, per la famiglia, per la Diocesi.

Il buon pastore e la cura del bene comune nella città e nella chiesa

«La memoria del nostro Patrono richiama la sua vita, gli aspetti dei suoi insegnamenti, che sono oggi ancora attuali – ha detto nell’omelia il vescovo –  le ragioni della identità di questa città, che si onora di vedere richiamato da secoli, il suo nome accanto a quello del suo Patrono: Valentino, che per 75 anni ha custodito, difeso il suo popolo, per il quale alla fine, all’età di 97 anni, ha sacrificato la propria vita. L’esperienza della sua vita e il suo martirio hanno consentito di difendere la vita e la fede del popolo a lui affidato. Valentino, fedele a Dio ha dato conferma e autorevolezza al suo insegnamento come custode e guida del popolo, maestro della fede e padre dei giovani, intenti a far crescere e maturare l’amore e la famiglia e della dedizione alle persone sofferenti. Il nostro compito è far risuonare nell’oggi della Chiesa e del mondo quel progetto del Padre e quell’aspetto del Vangelo, incarnato da San Valentino.

La società di Valentino era variegata, multiculturale e multireligiosa. L’impegno di vescovo, di predicare la verità, lo ha portato a stabilire relazioni con tutti, a creare ponti per promuovere il bene comune, il benessere delle persone e testimoniare l’amore per ogni uomo o donna di qualunque condizione, sempre incurante dei pericoli.

L’ufficio pastorale di Valentino è certamente un modello per il vescovo, suo successore nella diocesi di Interamna, stimolo potente e impegnativo a riprodurne il messaggio d’amore e lo stile evangelico.

Tuttavia, oggi mi piace riproporre tale stile non solo a me vescovo, ma a tutti coloro che hanno obblighi verso le persone e responsabilità nella cura delle anime: preti, diaconi, ministri ed ecclesiastici vari; e infine è riferito a persone che hanno incarichi di governo nella civitas e nella promozione del bene comune: le istituzioni civili, militari e culturali, i sindaci e gli amministratori. Siamo tutti pastori, guide, ai quali è affidata la responsabilità e la cura del bene comune, chiamati al servizio della collettività e delle singole persone nel campo religioso, civile, sociale e della difesa comune. Un servizio chiamato a mutuare le qualità del buon pastore: disinteressato, di relazioni intense, con le qualità dell’amicizia e dell’amore.

Lungi da noi il modello, ripudiato da Gesù, del mercenario, figura ambigua, volgare, spregevole e pericolosa, che purtroppo tende nefastamente a intrufolarsi nei vari settori della società. La figura del mercenario, oggi può declinarsi variamente e ben si associa a sfruttamento, corruzione, concussione, estorsione, assenteista, approfittatore, scansafatiche, sfaccendato, truffatore, irresponsabile…

Esattamente l’opposto dello stile del buon pastore a cui è rimasto fedele san Valentino fino alla testimonianza del martirio.

Tale testimonianza martiriale oggi è richiesta nella quotidianità, in varie forme più ordinarie se si vuole vivere fino in fondo la fedeltà ai propri principi, civili, morali, costituzionale ed evangelici e alla propria identità di cittadino, di amministratore, di sposo o sposa, di giovane, di prete, credente, ecc. E io credo che siano molti tali martiri, anche ai nostri giorni».

Il senso profondo e vero delle feste patronali

Il vescovo, facendo riferimento all’esperienza delle feste dei santi patroni, che conservano un ruolo e una incidenza significativa in riferimento alla storia e alla identità delle comunità, ha invitato a «ricercare una maggiore verità in ciò che viene organizzato e celebrato. E’ urgente che esse riscoprano e custodiscano la verità della celebrazione, la devozione e adesione alla testimonianza dei Santi Patroni e l’approfondimento della Parola del Vangelo, a cui essi hanno conformato l’esistenza.

I Patroni sono stati quasi tutti fondatori delle nostre città e delle rispettive identità civili e religiose e nello stesso tempo difensori delle città da invasori esterni e approfittatori/mercenari interni. La ragione profonda che ha mosso il loro agire, è stata la fede in Gesù Cristo e l’amore per il popolo. Ricordare la storia per tramandarne le gesta non può limitarsi a spettacolo e rappresentazione, ma dovrà portare tutti a conoscere la vita e l’esperienza di fede dei Santi Patroni, e a nostra volta, a riscoprire la nostra fede e la nostra vita cristiana per imitarne le ragioni di fede e di vita nell’oggi di Dio».

La preghiera per gli amministratori e l’invito ad avere una forte attenzione al bene comune

«Nella odierna festa del Santo Patrono Valentino rivolgiamo una preghiera particolare per gli amministratori della città: i primi cittadini e tutti gli “eletti”, persone scelte, nominate a una determinata carica mediante elezione, moralmente e intellettualmente elevato, sublime, nobile, coloro che sono stati prescelti da Dio per la salvezza eterna. Coloro che si distinguono per purezza di sentimenti, per nobiltà di ideali, qualità che vogliamo invocare nella preghiera per tutti i servitori della civitas.

In particolare vogliamo augurare agli eletti delle nostre amministrazioni di comporre e stabilizzare la compagine di governo  per conoscere con completezza le problematiche e avviare con continuità, programmi di sviluppo credibili ed efficaci; di mirare a volare alto nel disegnare il futuro delle comunità; di adoperarsi per creare a favore dei cittadini, accesso semplice e rapido nella complessa macchina amministrativa, onde concorrere a semplificare e a risolvere i problemi; far sì che il palazzo di città sia sempre più la casa comune, “il comune”, dove i cittadini trovino aiuto ai loro bisogni, sostegno ai loro progetti  e ulteriore spinta propulsiva  verso uno sviluppo generale e condiviso; tutte le forze vive della città: amministratori, imprenditori, sindacati, università, organismi culturali, chiesa cattolica e organizzazioni religiose facciano ogni sforzo per creare opportunità e luoghi dove i giovani possano crescere sani e ingrandire le loro capacità per la propria realizzazione  e per il bene dei nostri territori. Oggi, in modo particolare, la nostra preghiera si fa intensa, corale e fiduciosa perché nella città e nelle terre di san Valentino prosperi il benessere, la pace e amore”.

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