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Andes: “Sicurezza negli stadi possibile solo con cultura e conoscenza”

“Oggi più che mai, anche alla luce dell’ultimo decreto Salvini, negli stadi italiani non può esserci sicurezza senza una maggiore conoscenza: conoscenza delle norme e dei comportamenti, in un percorso che deve coinvolgere tutte le parti interessate, a cominciare dalle istituzioni, poi le società sportive, le forze dell’ordine e i tifosi”. Così Ferruccio Taroni, presidente dell’A.N.DE.S, l’Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza, ha aperto i lavori del 22esimo congresso nazionale Andes, dal titolo “Conoscere è/e prevenire”, che si è svolto martedì 14 gennaio nella sala congressi dell’hotel Antares Concorde di Milano. Appuntamento che ha visto la partecipazione di rappresentanti di diverse parti sociali che operano nel mondo del calcio, i quali hanno approfondito, ognuno per il proprio settore, la necessità di una maggiore sensibilizzazione ai temi della pianificazione nel progettare la gestione di un evento sportivo sotto il profilo della sicurezza. All’evento hanno partecipato oltre cento delegati alla sicurezza e steward provenienti da tutta Italia. Il tavolo ha visto la presenza, oltre che del presidente Taroni, anche di Pierluigi Spagnolo, giornalista del quotidiano “La Gazzetta dello Sport”, il quale ha presentato un excursus storico sulla nascita dei gruppi ultras in Italia prendendo spunto dal suo ultimo libro “I ribelli degli stadi” (Edizioni Odoya); della professoressa Margherita Pittalis, avvocato e docente di Diritto sportivo all’Università di Bologna, il cui lavoro è stato introdotto dall’avvocato Fabrizio Ciuffreda, avvocato e Delegato Gestione Evento per la Reggiana Calcio; di Roberto Mariani, segretario dell’Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni Sportive; del professor Alessandro Sicora, docente dell’Università degli Studi di Trento. Presenti anche i rappresentanti dell’azienda Betafence, i quali hanno relazionato sulle ultime novità tecnologiche in materia di installazioni per la sicurezza dentro e fuori gli stadi, e il gruppo di lavoro IT4E (Integrated Technologies for Events).

Conoscenza – “Nel progettare la gestione di un evento sportivo a livello di sicurezza – ha spiegato Taroni – oggi più che mai è importante puntare sulla cultura del confronto e della conoscenza preventiva. Vista la quantità di norme e comportamenti che i Delegati per la Gestione Eventi dei club e tutte le altre parti sono costretti a seguire, è fondamentale riuscire a muoversi prima dell’evento sportivo confrontandosi, chiedendo informazioni e collaborando con tutte le parti in causa. Questo approccio deve però diventare sistematico, strutturale, a cominciare dalle istituzioni, e non può essere lasciato alla volontà dei singoli”.

Il libro – “Un approccio dialogante nella gestione dei rapporti con i tifosi da sempre rappresenta un’arma vincente – ha spiegato il giornalista Spagnolo nel ripercorrere tutti i passaggi che hanno portato alla nascita dei primi gruppi ultras in Italia – Nel corso degli anni è molto cambiato l’atteggiamento  che le istituzioni hanno tenuto nei confronti dei tifosi, così come è cambiato il contesto di riferimento. Basti pensare che i primi gruppi ultras nascono dal 1968 in poi, proprio a Milano, per poi espandersi in tutta Italia. Quindi in un clima politico e sociale molto particolare. E oggi come in quegli anni, noi dobbiamo considerare le curve, i gruppi ultras, come uno spaccato della società, in cui ritrovare tutte quelle figure che troviamo in qualsiasi altro gruppo sociale. Anche da questo punto di vista la conoscenza della propria controparte è essenziale”.

Le norme – “Nel mondo del calcio e della sicurezza in questo settore, le regole cambiano velocemente e sono stratificate, ossia coinvolgono diverse fonti del diritto. Per questo – ha spiegato la professoressa Pittalis nel suo intervento – è importante che tutte le parti in causa abbiano una conoscenza il più approfondita possibile dei diversi quadri normativi di riferimento. Non ci si può limitare, oggi, al concetto di conoscibilità delle norme, per cui un club per esempio è tenuto soltanto a pubblicare il codice etico per i tifosi; a mio avviso è necessario puntare sulla conoscenza effettiva delle norme da parte dei tifosi. Lo stesso vale per tutti gli altri attori: ecco che solo attraverso una migliore conoscenza delle regole il sistema calcio potrà essere gestito in maniera più efficace sotto il profilo della sicurezza”.

L’organizzazione – Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del dottor Mariani, dell’Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni Sportive. “Quando organizziamo un evento ci muoviamo molto tempo prima per studiare i precedenti di quella partita, cercando di capire se esistano casi nel passato che possano creare tensione tra le due tifoserie. Attraverso questo passaggio riusciamo a evitare situazioni di potenziale pericolo, ma è un lavoro che richiede tempo e spesso non facile”.

La comunicazione – “A volte – ha spiegato il professor Sicora – si crea una discrepanza tra quello che l’utente si aspetta di ricevere come servizio, anche allo stadio, e quello che invece il lavoratore, in questo caso lo steward, può fornire. E da questa discrepanza spesso nascono tensioni tra tifosi e steward. Tramite la conoscenza dei meccanismi della comunicazione, ecco che questa discrepanza potrebbe essere eliminata o comunque ridotta, sensibilizzando magari i tifosi a quello che possono pretendere e i comportamenti che devono tenere quando si trovano di fronte uno steward. In questo la comunicazione è fondamentale, sia quella interpersonale, sia quella per esempio tra club e tifoso e viceversa”.

Foto: TerniLife ©

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