Nuova nota della Cgil su Lanari e Spediumbra.
La risposta delle ditte Lanari e Spediumbra in merito alla nostra messa in mora per attività antisindacale tenta di ricostruire il volto di un “padrone buono”, ma non scarsi risultati. Naturalmente, sarà un giudice a stabilire la verità e se il comportamento antisindacale c’è oppure no. Resta il fatto che l’unica cosa vera che il legale rappresentate delle due aziende dice è che abbiamo disdettato un accordo di secondo livello, proprio per il grado di inaffidabilità e per le discriminazioni fatte dal 2017 in avanti.
Quell’accordo è stato fortemente voluto dal sindacato e dai lavoratori, proprio per sanare una mancanza delle aziende che applicavano una forfettizzazione degli straordinari, senza avere una regolare intesa che attivasse l’estensione dell’orario. Ma è proprio da quel momento in poi che è cominciato il calvario per alcuni lavoratori. Gli stessi lavoratori che mercoledì ci hanno messo la faccia e hanno raccontato il danno in termini economici, ma soprattutto di lesione della dignità.
A questo punto, poniamo alle imprese una serie di semplici domande:
1. CTS, il consorzio di cui è presidente il titolare di Lanari e Spediumbra, è composto da 6 aziende, 4 delle quali fanno capo a soci riconducibili alla famiglia Lanari. Queste aziende tutte insieme non arrivano ad avere 20 dipendenti. Perché tanta frammentazione?
2. Dal 2017 ci sono stati lavoratori che avevano -20 giorni di ferie ed altri con +40 giorni. Perché?
3. Come mai la richiesta di proroga della cassa integrazione, presentata l’11 giugno 2019, è stata ritirata dopo l’esame congiunto del 22 giugno 2019? In quella sede il sindacato aveva chiesto di interrompere le continue sanzioni pretestuose nei confronti dei lavoratori e soprattutto di presentare un nuovo piano industriale visto ch,e nei 3 mesi di vigenza della cassa ,le aziende erano passate da 20 autisti complessivamente a solo 7.
4. Siccome non c’è stata nessuna procedura di licenziamento collettivo e i lavoratori si sono tutti dimessi volontariamente, possono le aziende smentire che gli stessi dipendenti fuoriusciti siano stati poi riassunti da Skychem e Logitrans, aziende riconducibili a familiari nonché soci di Lanari e Spediumbra?
Questi signori si mascherano dietro il diritto costituzionale della libertà di impresa, in realtà sono padroni che investono per ridurre i diritti sindacali, come si evince da semplici visure camerali a tutti accessibili. Se questa protervia dovesse perdurare, come Filt-Cgil dell’Umbria non escludiamo azioni di mobilitazione dell’intero settore, per chiedere un segnale alle tante imprese che ogni giorno operano sul territorio e che attraverso le corrette relazioni industriali combattono insieme al sindacato la concorrenza sleale.
Foto: TerniLife ©