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Ecco la campagna per l’eradicazione dell’Epatite HCV correlata

Presentata alla sala Oliva Fonteni di Farmacentro, a Perugia, la ‘Campagna per l’eradicazione dell’epatite HCV correlata’, promossa dalla Scuola Umbra di Medicina Generale (S.U.M.G) e da Federfarma Umbria. Alla conferenza stampa hanno partecipato il presidente di Federfarma Umbria Augusto Luciani, il presidente di S.U.M.G Tiziano Scarponi, Attilio Solinas gastroenterologo e già presidente della Commissione Salute Regione Umbria, la presidente di Sunifar (Sindacato Unitario Farmacie Rurali) e Federfarma Perugia Silvia Pagliacci, la gastroenterologa-epatologa Olivia Morelli, l’epidemiologo Fabrizio Stracci, l’infettivologo Francesco Di Candilo.

“In questa prima parte della campagna, circa 150 farmacie regionali saranno a disposizione dei cittadini con depliant informativi e locandine – ha commentato Luciani -, atte a sensibilizzare in merito a questa importante patologia. Gli utenti che lo vorranno potranno compilare un questionario che poi sarà consegnato al medico, il quale potrà consigliarli sull’eventuale percorso di cura”. “In Italia a tutto il novembre 2018 sono stati trattati 160.519 pazienti – ha affermato Scarponi -. L’infezione da epatite HCV per molto tempo decorre in maniera sintomatica, il problema quindi è che spesso molti pazienti sono infetti senza sapere di esserlo. Bisogna quindi puntare su delle strategie di intervento che spingano sul tasto della sensibilizzazione i cittadini e specialmente le fasce a rischio a sostenere i dovuti esami per poi magari ricevere il dovuto trattamento. Da qui quindi la collaborazione con Federfarma Umbria, considerata l’importante capillarità delle farmacie sul territorio. In Umbria da gennaio 2015 a ottobre 2018 sono stati trattati 1935 casi di pazienti colpiti dal virus HCV; secondo la stima del sistema sanitario regionale le persone con epatite C sono circa 3500 quindi ne restano molte ancora da trattare. Senza dimenticare che questi numeri potrebbero essere incrementati da ulteriori casi ‘sommersi’, ovvero di persone che non sanno di avere tale patologia. Questa iniziativa che abbiamo avviato poi prevederà anche un gruppo di lavoro composto da medici, specialisti e farmacisti per cercare di capire se sarà possibile attivare un piano di medicina pro-attiva, ovvero poter intervenire prima che l’evento diventi appunto patologico”.

Foto: FU ©

 

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