“Il nuovo presidente di Asm a nostro avviso – si legge in una nota di Comitato No Inceneritori – dovrà avere almeno due requisiti essenziali: essere un esperto di gestione dei rifiuti, dalla raccolta porta a porta al trattamento, ed avere esperienza in società pubbliche. Avere cioè maturato un atteggiamento di servizio pubblic”, che non scimmiotti nelle modalità e nelle visioni strategiche i manager del privato. Dovrà ricordarsi insomma che ciò che gestisce è ancora della collettività, che deve rispondere alle reali necessità del territorio in cui si trova, senza inutili proiezioni verso aggregazioni societarie con la scusa di “non farsi mangiare da quelli più grossi”, come da tempo sentiamo recitare.
Abbiamo di fronte un sistema di raccolta porta a porta che ha assoluto bisogno di essere rilanciato, migliorato nella qualità del riciclato effettivo, va ridotto ulteriormente il rifiuto indifferenziato per sottrarlo a discarica e a gli appetiti di Acea per il suo inceneritore, va rinnovato il patto coi cittadini che hanno dimostrato di essere pronti. Il sistema organizzativo va aggiustato e bisogna evitare che siano i lavoratori addetti alla raccolta a rimetterci in salute, oltre ad essere l’unico terminale di lamentele.
Gli esempi di gestione pubblica non mancano. Quello che è mancato negli ultimi venti anni, dal duo Raffelli/Porrazzini in poi, è stata una visione davvero territoriale, gettando Terni di fatto nell’orbita di Roma con l’arrivo di Acea nell’idrico, e come al solito succube di Perugia. Tanto è vero questo che non mancano le voci che danno per avanzata l’acquisto da parte di Gesenu del 50 percento della società Greeasm (quella che controlla l’impianto di compostaggio dove va il nostro umido differenziato). Non si riesce a capire perché non lo acquisisca al 100 percento Asm. Come non sembra affatto finito l’interesse di Acea verso la stessa ASM.
Le voci che si sono rincorse attorno alla figura di un noto avvocato, ci sembrano definire di fatto l’ennesima operazione di partito, visto che questi ricopre anche incarichi di consigliere di un vice ministro. Un esperto di diritto ambientale non è di per sé un esperto di gestione dei rifiuti, che è cosa invece assai complessa. Chissà se chi si definisce “il nuovo” che avanza non faccia la fine del vecchio”.
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