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“La Camera di Commercio è un’istituzione pubblica, non sia cavallo di battaglia politico per nessuno”

“La Camera di Commercio è un’istituzione pubblica amministrata dai rappresentanti di impresa e si deve solo alla sua Giunta e al suo Consiglio se la fusione con la Camera di Commercio di Perugia non è avvenuta; intendo dire che questa istituzione non può essere cavallo di battaglia per nessun soggetto politico. Rispettiamo e dialoghiamo con tutte le Istituzioni ma senza fare politica, con l’unico  interesse di lavorare a servizio delle imprese e del territorio per la loro crescita. Per questo stiamo lavorando a stretto contatto con i rappresentanti politici locali e nazionali espressi dal territorio”.

Inizia cosi la conferenza stampa lampo convocata lunedì mattina in Camera di Commercio dal Presidente dell’Ente ternano, Giuseppe Flamini; incontro con i giornalisti che arriva a ridosso della notizia del 27 marzo scorso con il Tar del Lazio che ha accolto il ricorso della Camera di Commercio di Terni dichiarando “rilevante e non manifestatamente infondata la questione di legittimità costituzionale” riferita all’art 10 della legge 124/2015, (la legge Madia ndr). Tar che rimanda dunque alla Corte Costituzionale perché si pronunci sulla legittimità della norma. Il punto centrale squisitamente tecnico “è che il Tar del Lazio pone in dubbio la legge Madia, la madre della riforma  del sistema camerale, mettendo in discussione l’intero impianto” è stato sottolineato in conferenza stampa.

Per cui la richiesta che parte da Terni di una revisione complessiva della norma che sanciva la fusione delle Camere di Commercio di Perugia e Terni, di fatto potrebbe prendere corpo. “Inoltre dalle sei Camere di Commercio iniziali  sono ormai venti le Camere in Italia che hanno fatto proprie le nostre richieste” ha precisato Flamini.

“Ma sia chiaro – sottolinea il Presidente – non è del tutto vero che la Camera di Commercio di Terni è salva, siamo in attesa dell’ultimo pronunciamento, quello della Corte Costituzionale”. Esito che dovrebbe arrivare al massimo tra 18 mesi, mesi che saranno utili agli organi amministrativi dell’Ente per esporre e dare ancora più forza alle ragioni del ricorso. Il 3 aprile è in agenda l’atteso incontro con il presidente nazionale di Unioncamere e il  18 aprile si terrà invece l’assemblea nazionale di Unioncamere alla quale dovrebbe partecipare anche il ministro Di Maio.

“Chiederemo a chi ci governa non solo di restare autonomi, ma anche una revisione complessiva della norma che ci consenta una sostenibilità finanziaria e che vada in direzione di una attenzione alle specificità dei territori – è stato precisato in conferenza stampa – intendo dire che siamo un territorio riconosciuto di area di crisi complessa che ha bisogno di essere sostenuto e  rafforzato non indebolito. Con la fusione, Terni sarebbe più fragile, alle nostre imprese già in sofferenza  sarebbe più difficile offrire servizi di qualità direttamente sul territorio,  si porrebbe persino un problema di accesso ai servizi pubblici se un’impresa dovesse compiere duecento chilometri per partecipare ad una attività nel capoluogo di regione…  perché sarebbe questo che accadrebbe”.

Foto: TerniLife ©

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