Riprendono questa mattina le audizioni della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati presso la prefettura di Terni. Il ciclo di audizioni si è aperto ieri nel tardo pomeriggio con il prefetto di Terni Paolo De Biagi. Nella sua relazione di fronte alla Commissione, De Biagi ha fatto una panoramica sulla situazione ambientale dell’area. «Terni ha il principale polo industriale della provincia e rappresenta l’area più problematica dal punto di vista ambientale. Per questo, è opportuno garantire una presenza consistente e qualificata degli organismi incaricati di svolgere attività di controllo e verifica», ha dichiarato il prefetto.
In particolare, parlando del Sin di Terni-Papigno, in merito alle criticità ambientali connesse all’area delle acciaierie Ast il prefetto ha spiegato: «Gli episodi di inquinamento rilevati in aree del sottosuolo dello stabilimento Ast risultano limitati ad un’area specifica senza contaminazioni delle aree circostanti». Allo stesso tempo però «hanno destato preoccupazione nella popolazione locale alcune emissioni di fumi verificatesi nell’ultimo periodo all’interno dello stabilimento».
Parlando poi di gestione dei rifiuti a Terni, il prefetto ha dichiarato: «Non sono emersi finora elementi che consentano di individuare radicamenti della criminalità organizzata sul territorio operante nel ciclo di gestione di rifiuti. Grazie anche all’attività di controllo e contrasto messa in campo dalle Forze di Polizia, che operano in maniera efficace ed incisiva, sono stati accertati e sanzionati numerosi illeciti ambientali addebitabili ad operatori dello specifico settore. La magistratura locale sta riservando una particolare attenzione alla tutela dell’ambiente e ai reati ambientali ed ha preannunciato un’azione complessa per verificare eventuali connessioni tra attività produttive e inquinamento ambientale». Nel corso dell’audizione, si è parlato anche dei due termovalorizzatori di Terni dove ieri non è stato svolto un sopralluogo per mancanza di tempo, ma che rimangono tra gli impianti di interesse della Commissione e rispetto ai quali è emerso che sono in corso indagini riferibili, in particolare, alla conformità dei prodotti smaltiti all’interno degli impianti.
Dopo il prefetto De Biagi, sono stati auditi i rappresentanti delle associazioni ambientaliste di Terni e Orvieto (Amici della terra, Isde, Italia Nostra, Legambiente, No inceneritori, Osservatorio le Crete, Wwf). In particolare, Valeria Passeri, rappresentate di Amici della terra, e Ciro Zeno (Osservatorio le Crete) hanno parlato di criticità legate alla discarica Le Crete di Orvieto, invitando la Commissione ad approfondire le tipologie di rifiuti smaltiti nel passato nel sito, compresi i flussi arrivati dalla Campania. Rispetto invece all’area di Terni, Carlo Romagnoli, referente regionale di Isde-Medici per l’ambiente, ha tracciato un quadro epidemiologico: «Il progetto Sentieri ha evidenziato un eccesso nell’incidenza per tutti i tumori e tutti i ricoveri, oltre a eccessi nelle fasce giovanili. A fronte di questa situazione, c’è il problema che Sentieri non definisce un’associazione causale. Sappiamo però che nell’area della città di Terni vengono emesse ogni anno in atmosfera 1 tonnellata-1,5 tonnellate di sostanze cancerogene come cromo esavalente, nichel, diossine. Sarà legale, fatto nel rispetto delle regole, ma non è giusto. Qui non c’è la mafia, ma un’esposizione totalmente legale a sostanze inquinanti con gravi effetti per la salute. Siamo il posto dove le università vengono a studiare l’inquinamento».
Più di un audito ha riferito di difficoltà nel dialogo con le istituzioni e nell’ottenimento di dati ambientali e sanitari. «A Terni vediamo un negazionismo ambientale», ha dichiarato il rappresentante di Italia Nostra Marco Sansoni. Il presidente di No inceneritori Fabio Neri ha fatto riferimento all’inchiesta giudiziaria che coinvolge i due termovalorizzatori di Terni: «I due impianti sono coinvolti nell’indagine Demetra legata al traffico illecito di pulper di cartiera, in cui rientra anche la Veca Sud, società di trasporti secondo gli inquirenti legata al clan dei Casalesi».
Foto: TerniLife ©