Sono oltre 400 milioni le persone adulte che soffrono nel mondo di diabete e le stime per il futuro non sono incoraggianti: entro il 2040 ci saranno quasi 650 milioni di malati. Una patologia spesso subdola, molto conosciuta nel nome ma poco nella vita reale e per questo a volte curata male o in ritardo. Anche in Italia la diffusione della patologia è in progressiva crescita. Le persone che dichiarano di avere il diabete sono circa 3,5 milioni, ogni tre persone ne esiste una che non sa di averlo. Il diabete di tipo 2, che colpisce prevalentemente gli anziani, è il più diffuso con oltre 3 milioni di persone. Alla luce di questi dati, nel corso degli anni, l’Azienda Usl Umbria 2 ha potenziato nei territori il servizio di diabetologia offrendo un’assistenza qualificata e capillare.
Oltre alle attività ambulatoriali che hanno visto la creazione anche di un secondo livello ultraspecialistico volto a consentire una sempre migliore presa in carico dei pazienti e una continuità assistenziale in relazione alla specificità del caso, il servizio diabetologico aziendale diretto dal dr. Massimo Bracaccia ha promosso la sperimentazione sul campo di iniziative atte a promuovere la partecipazione attiva del paziente e la creazione di nuove prassi assistenziali che, in linea con quanto stabilito dalle linee guida delle società scientifiche, pongano al centro la persona considerata come parte integrante del team.
In questa direzione, la rete diabetologica aziendale ha recentemente concluso la prima fase di un progetto psico – educazionale nato in collaborazione con il dipartimento di psicologia dinamica e clinica dell’Università “La Sapienza” di Roma rivolto a persone con diagnosi di diabete di tipo 2 che ha coinvolto, in tutto il territorio di competenza dell’Azienda Usl Umbria 2, oltre cento utenti divisi in tre gruppi.
Il progetto pilota si articola in due opzioni terapeutiche: la partecipazione a percorsi psico educazionali di gruppo e l’adesione ad un iter ambulatoriale intensivo e coinvolge tutte le figure professionali della diabetologia (diabetologi, infermieri, dietisti, psicologi). Questa prima parte operativa si è conclusa con l’organizzazione di un pranzo didattico in collaborazione con l’Istituto Alberghiero “Casagrande – Cesi” di Terni. L’evento ha rappresentato una prima iniziativa per favorire il passaggio concreto della persona con diabete da una dimensione teorica ad una più prettamente pratica.
Nello specifico, il menù è stato creato dalla dietista del servizio in sinergia con i docenti dell’istituto alberghiero. Una collaborazione che si propone, come prossima linea di sviluppo, una formazione degli studenti nell’ottica di una ristorazione sempre più consapevole e la cooperazione per la costruzione di progetti di promozione della salute sulla popolazione generale. Oltre alla fase operativa, il progetto prevede tre controlli periodici ad uno, due e tre anni per monitorare l’andamento del partecipanti e consentire ulteriori riflessioni relative ai modelli di intervento sanitario nel contesto della cronicità.
Per quanto riguarda la presa in carico degli utenti affetti da diabete di tipo 1, si è dedicata una attenzione particolare al settore delle nuove tecnologie e da tre anni, in collaborazione con il Dipartimento per l’Assistenza Farmaceutica è attivo un progetto per la dispensazione diretta dei presidi. Attraverso la creazione di un registro pazienti è stato possibile rendere capillare il monitoraggio sia dell’uso che della efficacia di questi sofisticati presidi con il duplice obiettivo di favorire la loro appropriatezza di utilizzo e di promuovere un miglioramento della qualità di vita della persona con diabete.
“Nella loro diversità ed eterogenia – spiega il direttore generale dell’Azienda Usl Umbria 2 dr. Imolo Fiaschini – le proposte di intervento e le iniziative promosse in questi anni, condividono alcune finalità quali il miglioramento della qualità dei servizi offerti alla persona con diabete, il sostegno alla persona ed al suo contesto familiare nella gestione della cronicità, la riduzione dell’incidenza delle complicanze e del ricorso al ricovero in ospedale. Per fronteggiare questa patologia in rapida diffusione – conclude il manager sanitario – abbiamo puntato con forza alla prevenzione, sensibilizzazione e promozione di uno stile di vita sano, ad un’assistenza specialistica personalizzata garantita da un team multidisciplinare e presente in tutti i distretti sociosanitari nonché alla partecipazione attiva dei pazienti al percorso di cura e gestione della patologia.
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