“Le acciaierie di Terni sono da tempo incompatibili col rispetto delle regole ambientali, con ricadute sanitarie generalizzate e di palmare evidenza. Lo certificano ricerche accademiche e di Stato di rango scientifico”.
Lo dice in una nota il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione, Andrea Liberati.
“Un sito produttivo – continua – che, frattanto, continua inevitabilmente a perdere occupati: se nel 1981 erano 6.780, nel 1998 assommavano già a 3.424.
Dal 2014 siamo scesi a 2.376, ma si annunciano nuovi tagli. Un trend generalizzato di tutto l’Occidente, alimentato spesso dagli stessi giganti dell’acciaio che importano prodotti sottocosto da Est, in un mondo globalizzato che peraltro corre verso un’esasperata automazione.
Cosa resta a noi? Una velenosa terra dei fuochi a un passo dalla Cascata delle Marmore, grazie pure a pericolosissime discariche -le più importanti del Centro Italia- fatte crescere a dismisura, mentre dovevano essere sequestrate anni fa.
E invece continuano tuttora ad accogliere centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti industriali ogni anno: annuncio che, su questo tema, stiamo per operare sul piano politico più ampio, scrivendo anche alle Procure di tutta Italia, nell’attesa che da quella locale qualcuno muova doverose obiezioni, a fronte di denunce, esposti, palesi violazioni di legge che, da decenni, procedono dritti dritti verso il buco nero delle archiviazioni e delle prescrizioni.
Eppure ripetuti ‘Studi Sentieri’, da tempo, assegnano al siderurgico -e, a dirla tutta, non soltanto alle sue discariche- responsabilità certificate in merito agli eccessi di alcune patologie: possibile che vada tutto bene per le Istituzioni italiche?
Intanto, a pochi passi dalle Acciaierie, una multinazionale dell’energia quest’anno potrebbe festeggiare i 150 milioni di euro di utile, somme ingentissime sottratte a un territorio che, a suo tempo, ha svenduto le proprio centrali idroelettriche per interposti Stato/Regione.
Un territorio che, ridotto a servo, è ormai incapace perfino di immaginare cosa sia la libertà, mentre persevera nell’investire su un’industria pesante in declino, autentica gabbia culturale, prima ancora che economica, di un’intera comunità.
Foto: (archivio) TerniLife ©