(di Roberta Falasca) Nato dodici anni fa sotto il nome di “Esterni”, il festival della creazione contemporanea poi divenuto “Terni Festival”, oggi rischia di chiudere. E’ probabile che l’edizione 2018 venga sospesa e che le prossime siano del tutto cancellate. “Dopo dodici edizioni di sperimentazione – spiegano gli organizzatori – oggi siamo costretti a sospendere l’edizione 2018 del festival e a ripensarne il futuro, fino a ipotizzarne una chiusura definitiva. Abbiamo lanciato un appello alla Regione Umbria affinché sostenga la realizzazione dell’edizione 2018”.
“Era il 2006 – si legge nella lettera indirizzata alla Regione Umbria e che è possibile sottoscrivere per sostenere la causa – e insieme alla rigenerazione di uno spazio industriale dismesso (l’ex Opificio Siri, diventato oggi Caos) nasceva il Festival internazionale della creazione contemporanea di Terni. Dodici edizioni, l’ultima nel 2017. Una crescita costante, di reputazione nazionale e internazionale, di pubblico proveniente da tutta Italia e non solo, di qualità della proposta, grazie alla collaborazione con reti di festival, partner e con istituti di cultura stranieri, grazie alle decine di volontari e tirocinanti da tutta Italia, attraverso un processo di attivazione delle energie più giovani della città. Il festival è stato una sperimentazione continua e collettiva per i cittadini e la città. Un evento che ha saputo consolidarsi, senza perdere lo spirito originario di avanguardia, di scoperta, di provocazione e di immaginazione. Coinvolgendo centinaia di cittadini nella costruzione della cittadella di cartone di Olivier Grossetéte, aggregando le comunità intorno alla gigantesca luna artificiale di Luke Jerram, rendendo possibile l’utopia di una foresta di case sugli alberi dove artisti e cittadini possono tornare a guardare la propria città dall’alto, nella sua complessità e bellezza. Un festival reso possibile da un contributo regionale (attivo dal 2007) e dal contributo ministeriale come festival di teatro e di danza (dal 2008 al 2014). Istituzioni pubbliche lungimiranti nel riconoscere economicamente il valore pubblico della nostra proposta. Oggi siamo costretti a sospendere l’edizione 2018 del festival, e a ripensarne il futuro, fino a ipotizzarne una chiusura definitiva. Vi spieghiamo il perché.
Nel 2015 abbiamo stretto un accordo triennale con il Teatro Stabile dell’Umbria (TSU): noi trasferivamo a loro la titolarità del contributo Fus e regionale storicamente assegnati al Terni Festival, loro ci sostenevano finanziariamente e operativamente. Lo abbiamo fatto non solo per soddisfare i nuovi criteri del MiBACT (che in quell’anno istituiva i TRIC), ma anche per avviare una collaborazione virtuosa, capace di rispondere alla vocazione artistica del territorio umbro, ibridando tradizione e contemporaneità, storia e innovazione. Questo scriveva l’ex direttore Franco Ruggieri nella presentazione dell’edizione 2015: ‘Per fare in modo che Terni Festival possa continuare a rinnovare la propria esperienza, il Teatro Stabile dell’Umbria da quest’anno ne cura la gestione, una scelta condivisa e convinta perché il nostro teatro, da sempre attento al sostegno e alla promozione, dell’innovazione non può non farsi garante di un bene così prezioso’.
A dicembre 2017 (scadenza dell’accordo triennale), la direzione del TSU ha deciso di non riconoscere più il Terni Festival come componente strategica della propria attività, di non farsi più garante di un bene così prezioso. Questa scelta ha compromesso la possibilità di sviluppo del festival: ci siamo trovati, e siamo tuttora, senza più finanziamenti e istituzionalmente isolati, anche in un momento di profonda transizione politica cittadina. Oggi ci chiediamo cosa sarebbe successo se non avessimo chiuso l’accordo con il TSU nel 2015. Quale deve essere il ruolo di una istituzione culturale regionale come il TSU nei confronti delle altre organizzazioni culturali del territorio in cui opera? Ha ancora senso ‘resistere’ su territori di confine per proporre un’offerta culturale innovativa e contemporanea? Un altro teatro è impossibile. Quale può essere il futuro della cultura a Terni? Quali i sostenitori e quali le risorse, in una città che da troppo tempo ha smesso di discuterne pubblicamente? Una città che non ha smesso di sognare. Ma che lo fa in privato. Una città dove un festival serve anche a dare dimensione pubblica al sognare privato. Come primo passo scriviamo questa lettera aperta alla Regione Umbria. Chiediamo alla Regione, che nel 2006-2007 ha contribuito a farlo nascere, di intervenire con un contributo che permetta il realizzarsi della tredicesima edizione del festival, nonostante il mancato apporto del TSU.
In attesa di un nuovo pensiero di governo sulla città abbiamo bisogno di sentire quale è il pensiero del governo regionale sul festival. Terni merita un sostegno, anche e soprattutto in questo momento di instabilità. E sostenere Terni Festival vuol dire sostenere il lavoro di tante donne e uomini nella produzione artistica contemporanea, sostenere un processo di sviluppo che ha portato la nostra regione al centro di una importante rete di collaborazioni nazionali e internazionali, portando il nome di Terni nei contesti culturali e creativi più prestigiosi e all’avanguardia, in Europa e nel mondo. Difendere Terni Festival vuol dire difendere Terni. Vuol dire non smettere di chiedere la luna”. Per sottoscrivere la lettera è possibile firmare attraverso un form online sul sito www.ternifestival.it oppure inviare una lettera a [email protected].
Foto: TerniLife ©