Le porte delle chiese, in occasione delle benedizioni dei cavalieri che si terranno durante La Rivincita (20 giugno Fraporta, 21 giugno Santa Maria e 22 giugno Mezule), dovranno rimanere aperte. L’idea, proposta dal parroco Don Sergio Rossini, sembra aver trovato riscontro positivo tra gli addetti al piano di sicurezza e non resta che attendere l’ufficialità.
La proposta, arriva dopo i malumori che si erano venuti a creare durante la festa dedicata a San Giovenale quando, in occasione delle benedizioni dei fantini di Mezule, Fraporta e Santa Maria, in linea con il piano di sicurezza, nelle chiese di Santa Margherita, San Francesco e Santa Maria Impensole era potuto entrare un numero limitato di persone. Non dimenticando che in Cattedrale, dove i cavalieri al termine delle benedizioni, come da tradizione portano tre rose in dono a San Giovenale, non era potuto entrare nessuno.
In occasione de La Rivincita, invece, se tutto andrà come previsto e la proposta di Don Sergio verrà accolta, non ci saranno limitazioni e fedeli e contradaioli potranno entrare nelle loro chiese di terziere ed in Duomo senza problemi. “Per quanto riguarda le funzioni religiose – ha spiegato il parroco Don Sergio Rossini – le porte delle chiese dovranno rimanere aperte. Tutti coloro che vorranno assistere alle benedizioni dei cavalieri, devono avere la possibilità di farlo, così come di entrare in Cattedrale quando i fantini recheranno la rosa al Santo Patrono”.
Ed è sempre il parroco ad augurarsi che in occasione della Rivincita e della prossima Corsa all’Anello, gli eventi religiosi possano avere una presa diversa sui giovani. “Devo dire – spiega Don Sergio – che durante la festa di San Giovenale che si è tenuta a maggio, i numeri a livello di partecipazione alle celebrazioni religiose ed agli eventi culturali organizzati dalla Parrocchia insieme all’Ente Corsa all’Anello, sono positivi. Se però ci mettiamo ad analizzare i partecipanti posso dire che manca tutta la fascia dei giovani che vorrei avvicinare, invece, ad una serie di manifestazioni che fanno parte della tradizione di Narni e della festa e che proprio in alcune celebrazioni trovano le loro radici.
Abbiamo bisogno – continua il parroco – di ‘intercettare’, i giovani che io incontro all’interno dei terzieri e con i quali ho un buon rapporto e che vorrei che si avvicinassero agli eventi religiosi e culturali da noi organizzati. Occorre, anche tramite il lavoro dei terzieri e dell’Ente Corsa mettere in campo quella che io chiamo ‘scuola di comunità’ per far crescere i giovani contradaioli con valori forti e condivisibili con lo ‘spettacolo’ della Corsa all’Anello”.
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