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Potere al Popolo: “Actl e Azione Cattolica poco democratici”

“Apprendiamo, con divertimento, dai giornali che l’ACTL e l’Azione Cattolica hanno posizioni simili sul concetto di confronto fra i candidati sindaci in regime di elezioni amministrative” così Potere al Popolo sugli incontri con i candidati sindaci organizzati da ACTL e Azione cattolica.

“Notiamo – continua la nota – che i candidati da invitare sono selezionati, su un principio sconosciuto, pur recitando di rito la stessa formula: “è giusto che ogni candidato sia ascoltato e sostenuto per i suoi valori e propositi”. Un no sense dato che al confronto non vengono invitati tutti i candidati sindaci. Siamo curiosi di sapere in base a quale principio vengono selezionati i candidati. Con il metodo della margherita? Lo invito, non lo invito?

Se l’Azione Cattolica può trarre il principio dal rigore morale del bene e del male, forse siamo considerati troppo eretici, l’ACTL da cosa trae il suo principio? Una cosa è certa: se “la prima volta non si scorda mai” l’idea che si da del confronto, della democrazia e della partecipazione risulta molto basso se non perdente.

Forse rispecchia il concetto e metodo di gestione delle rispettive organizzazioni, cioè autoritaria e gerarchica? Ma se l’Azione Cattolica può far riferimento ad una millenaria gerarchia morale, il presidente dell’ACTL? Una cosa la riteniamo certa: senza confronto, democrazia e partecipazione il concetto di cooperazione va in soffitta. Ma la Cooperativa è un metodo alternativo di gestione, iniziando dal personale, oppure è solo un meccanismo per vincere gli appalti al massimo ribasso mantenendo le stesse gerarchie nel rapporto di lavoro?”

“Potere al Popolo – prosegue – è convinto che senza confronto, partecipazione e democrazia, a partire dai luoghi di lavoro, il precariato non si sconfigge e i diritti non si difendono. Partendo da questo principio che articoliamo, anche senza confronto, le nostre proposte: 1) avvio del processo di internalizzazione di alcuni servizi (pulizie, verde e i servizi socio-assistenziali ritenuti più critici per l’utenza); 2) sostituire il requisito economico del “massimo ribasso” puntando sui requisiti tecnici di servizio e sulla garanzia dei livelli contrattuali e dei salariali dei dipendenti. E’ inutile inserire la clausole sociali nei capitolati se questo poi produce tagli delle ore, diminuzione dei salari, azzeramento dell’anzianità di servizio e maggiore stress da lavoro; 3) inserire la clausola del salario minimo garantito; 4) l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e delle persone svantaggiate come da nuovo Codice degli Appalti; 5) istituzione del Consiglio civico come luogo di progettazione, implementazione e monitoraggio sui servizi; 6) Creazione di un Audit pubblico sul debito pubblico con verifica anche della regolarità degli appalti.

Per Potere al Popolo questo è difendere la trasparenza e la legalità degli appalti pur ponendo al centro i diritti e la dignità del lavoro. Senza queste azioni la formalità della legge non garantisce i lavoratori. Una dimostrazione è il bando sulla refezione scolastica che, pur nella “trasparenza” e nella garanzia della continuità del servizio, ha visto peggiorare le condizioni dei lavoratori con il taglio delle ore, da quattro a tre, e con l’inquadramento, per la maggior parte dei lavoratori, al livello più basso. Questa è la differenza tra forma e sostanza e nella differenza chi ci rimette è il lavoratore e l’utenza. Il nostro obbiettivo è coniugare la forma con la sostanza. In fondo non siamo neanche così eretici”.

Foto: (archivio) TerniLife ©

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