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A Narni le polveri metalliche per alimentare stampanti 3D: l’umbra Numanova apre stabilimento pilota

(dal Sole 24 Ore – Silvia Pieraccini) L’industria 4.0 cambia l’organizzazione e la produttività delle fabbriche, ma stimola anche la nascita di attività manifatturiere finora sconosciute o inesistenti. In Umbria, a Narni, sta per entrare in funzione il primo stabilimento italiano per la produzione di polveri metalliche per alimentare le stampanti 3D, già diventate strategiche in alcuni settori come quello aeronautico, energetico e biomedicale, ad esempio per la produzione di componenti delle turbine o di protesi dentarie.

A realizzare l’investimento – a regime sarà di 12 milioni – è la startup Numanova, società al- l’86%delgruppoquotatoItaleaf che ha già acquisito know how e tecnologie: il primo dei due impianti produttivi è in fase di collaudo ed entrerà in funzione a fine aprile. A regime la fabbrica avrà una produttività installata fino a 800 tonnellate all’anno. La tecnologia è quella della gas-atomizzazione: il flusso di metallo fuso in un forno elettrico viene investito da un getto di gas argon ad alta pressione che lo polverizza in finissime goccioline; solidificandosi, queste goccioline formano una polvere sferica che sarà destinata alla fabbricazione additiva di parti con geometrie complesse. A fornire il gas Argon è Air Liquid, multinazionale leader nel settore dei gas tecnici e medicinali.

«Abbiamo costruito un impianto customizzato per intercettare il segmento della mani- fattura additiva 3D ad alto valore aggiunto – spiega Gianluca Giancaspro, ceo di Numanova –. Al momento in Italia non esistono impianti di questo tipo: le produzioni di polveri metalliche nate da una quindicina di anni sono per applicazioni a basso valore aggiunto come la sinterizzazione». La particolarità dell’impianto umbro, inserito nell’area produttiva di Nera Montoro, è di essere votato all’utilizzo di titanio, alluminio, leghe a base di nichel e leghe a base di cromo-cobalto, indica- te appunto nelle applicazioni biomedicali e nell’aerospazio. Per il futuro secondo impianto, invece, Numanova punterà sulla messa a punto di leghe innovative, che sono allo studio con l’obiettivo di allargare la gamma.

«Quando la marginalità dei prodotti standard scenderà – sottolinea Giancaspro – potremo così mettere in commercio nuovi materiali frutto della nostra ricerca e sviluppo». Una ricerca che può contare sulle competenze maturate nell’area di Terni, dove la metallurgia ha una storia antica e densa di risultati. Il piano di sviluppo messo a punto da Numanova prevede un fatturato di 8,2 milioni quest’anno, con un margine operativo lordo di 1,9 milioni e 117 tonnellate di polveri prodotte; nel 2020, quando entrambi gli impianti saranno in funzione, il fatturato atteso è di 24 milioni con un margine operativo lordo di 6,8 e una produzione di 500 tonnellate. Gli addetti sa- ranno una ventina compresi quelli impiegati nel laboratorio di controllo qualità.

«Fino a pochi mesi fa erano i grandi produttori di stampanti 3D a fornire anche le materie prime necessarie per la produzione dei componenti – conclude il ceo – ma le grandi potenzialità della manifattura additiva spingono a investire e preludono a una trasformazione radicale delle officine. Noi ci siamo avvicinati a questo segmento perché speriamo avvenga quello che è successo con il toner per la stampante: un elemento strategico per il funzionamento del business».

Foto: TerniLife ©

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