Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione, Andrea Liberati, annuncia la presentazione di una interrogazione in merito alla sede regionale della nuova ‘Autorità distrettuale dell’Appennino centrale’, che chiede sia stabilita a Terni. L’esponente pentastellato rimarca la “centralità idrografica e idroenergetica di Terni, con numerose questioni critiche aperte nell’Umbria intera” e sottolinea come la Regione Umbria sia “in ritardo sulla sede decentrata rispetto a Marche, Toscana, Lazio, Abruzzo e Molise”.
(Acs) Perugia, 16 marzo 2018 – Il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati, annuncia la presentazione di una interrogazione in merito alla sede regionale della nuova ‘Autorità distrettuale dell’Appennino centrale’, che chiede sia stabilita a Terni.
Nello specifico, il capogruppo pentastalleto chiede alla Giunta “quando intenda istituire a Terni, attraverso intese o accordi con la costituenda Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, la sede regionale/decentrata del Distretto Idrografico dell’Appennino Centrale, rafforzando il potere dell’Umbria all’interno del nuovo Ente; se e quando intenda acquisire pareri, prima dell’approvazione dello Statuto del nuovo Ente, degli uffici regionali dei Servizi facenti capo alla Direzione regionale Governo del territorio e Paesaggio-Protezione civile Infrastrutture e mobilità. Pareri utili, da trasmettere al nuovo Ente, per stabilire le modalità con cui è possibile migliorare l’attività della PA regionale al fine di rendere più efficienti ed efficaci i procedimenti amministrativi tra la Regione Umbria e il Distretto Idrografico dell’Appennino Centrale; come mai il nuovo Piano di Tutela delle acque, nonostante le enormi questioni ambientali aperte, non sia ancora pervenuto nemmeno nelle Commissioni dell’Assemblea Legislativa, pur essendo scaduto da anni”.
Liberati spiega che “l’Autorità di bacino esercita le funzioni e i compiti in materia di difesa del suolo e di tutela delle acque e gestione delle risorse idriche previsti in capo alla stessa dalla normativa vigente. Le Autorità di bacino – aggiunge – provvedono inoltre a elaborare il Piano di bacino distrettuale e i relativi stralci, tra cui il piano di gestione del bacino idrografico e il piano di gestione del rischio di alluvioni, nonché i programmi di intervento e a esprimere parere sulla coerenza con gli obiettivi del Piano di bacino dei piani e programmi dell’Unione europea, nazionali, regionali e locali relativi alla difesa del suolo, alla lotta alla desertificazione, alla tutela delle acque e alla gestione delle risorse idriche. Il Piano Regionale di Tutela delle Acque – sottolinea Liberati -, pur da tempo scaduto e largamente disapplicato, esplicherebbe i suoi effetti in ambito umbro, ma attenendosi agli obiettivi dettati nei Piani di Gestione dei Bacini dei Distretti Idrografici”.
“In alcune Regioni – scrive Liberati -, appartenenti al distretto dell’Appennino Centrale come Marche, Lazio, Toscana, Abruzzo e Molise, nelle quali erano state costituite e poi soppresse le Autorità di Bacino Regionali, sono già state siglate delle intese attraverso le quali si gestirà il transitorio per i procedimenti in capo alla ex autorità di bacino regionali. Tali intese sono state siglate in vista di una struttura dell’Autorità di bacino distrettuale di tipo federalista e pertanto vedrà l’articolazione di uffici decentrati dell’Autorità di Distretto nei territori regionali, con funzionari capaci di rappresentare al meglio le problematiche regionali in sede di Conferenza Operativa della istituenda autorità”.
Liberati evidenzia che “in Umbria invece non è mai esistita una Autorità di Bacino regionale e nemmeno personale ad essa assegnato e attualmente le richieste di pareri di competenza dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere (sulla difesa del suolo, tutela e gestione delle risorse idriche, informazioni per l’aggiornamento del Piano di Gestione) vengono trasmessi dai diversi uffici regionali competenti alla sede centrale del Distretto di Roma. Non esiste un ufficio unico che coordini tali attività e non parrebbe che l’esito di tale organizzazione sia dei più felici, stando agli oggettivi esiti delle pianificazioni susseguitesi nel tempo, a iniziare dall’esteso ammorbamento delle acque in Umbria e dal loro sfruttamento intensivo a uso idroenergetico, con vicende grottesche quali la durevole chiusura della Cascata delle Marmore e l’accresciuto rischio idrogeologico su Piediluco. Nelle more dei ritardi della Regione Umbria, frattanto sarebbe già stata definita la nuova pianta organica del Distretto dell’Appennino Centrale”.
Liberati invita infine a tenere conto della “rinomata ricchezza di risorsa idrica, superficiale e sotterranea, della provincia di Terni, del rilevantissimo sfruttamento idroenergetico, nonché dei problemi connessi alla tutela delle acque in Umbria. Alcune strutture regionali, come la sede di Terni, sono notoriamente state depauperate di competenze. L’operazione – spiega – è realizzabile a costo zero in quanto l’unico onere a carico della Regione sarà quello di fornire degli spazi in comodato d’uso gratuito per il personale dell’Autorità”.
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