Una giornata di riflessione, preghiera, festa e condivisione è stata quella vissuta in diocesi in occasione della 104esima Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata ieri nella parrocchia di San Giuseppe lavoratore a Terni con il vescovo Giuseppe Piemontese, insieme alle diverse comunità di immigrati, al pastore della chiesa valdese Pawel Gajewski, l’imam di Terni e presidente della Consulta per l’integrazione del Comune di Terni Maarouf Abderrallim, al pastore della comunità nigeriana, ai migranti ospiti delle strutture Sprar presenti sul territorio diocesano, ai rappresentanti delle associazioni impegnate nell’accoglienza e gestione emergenza sbarchi, all’assessore alla Cultura del Comune di Terni Tiziana De Angelis e al vice questore aggiunto Giuseppe Taschetti.
La manifestazione, promossa dall’ufficio Migrantes della Caritas diocesana e dall’associazione di volontariato San Martino, in collaborazione con l’ufficio Ecumenismo diocesano, ha voluto sensibilizzare sul fenomeno delle migrazioni, per un rinnovato impegno sul versante dell’accoglienza e dell’integrazione.
«E’ importante confrontarci e riflettere su un tema delle migrazioni che definiamo di emergenza, ma che di emergenza non ha più nulla – ha detto il vescovo -. Bisogna entrare in categorie nuove, nuovi modi di pensare e di organizzare le nostre comunità civili ed ecclesiali. Accogliere i rifugiati non è facoltativo, ma se vogliamo essere nel consesso civile e mondiale, siamo obbligati ad accogliere i rifugiati e altri che fuggono dai loro paesi per i motivi più vari per salvare la propria vita, perché ci sono leggi internazionali che ci rendono solidali con queste persone».
Accogliere, proteggere, promuovere, integrare sono stati i quattro ambiti su cui si è riflettuto, con il contributo della testimonianza di coloro che si trovano a diretto contatto ogni giorno con la realtà della migrazione, dalla Caritas, alla Comunità di Sant’Egidio, all’associazione San Vincenzo de’Paoli, all’associazione di volontariato San Martino. Interessante la testimonianza del pachistano Aziz, accolto come rifugiato sette anni fa ad Amelia ed ora diventato mediatore culturale e operatore della San Martino, che ha ribadito l’importanza di conoscere la lingua, le leggi e la cultura del paese in cui ci si trova per una vera e completa integrazione.
«Sono state raccontate delle iniziative interessanti e delle buone pratiche – ha commentato quindi il vescovo – che mettono insieme energie sociali, religiose, politiche. A livello pratico è importante la conoscenza delle persone e vedere che gli esseri umani possono vivere e collaborare e sostenersi gli uni gli altri. Se non vogliamo lasciarci spingere da un sentimento di solidarietà, almeno lasciamoci spingere da un sentimento di interesse e consideriamo che gli immigrati portano benessere. Una solidarietà che poi torna come gratificazione per ciascuno, anche di fronte ad un problema che sta diventando ordinario.
Poi è importante anche dedicarsi a livello culturale a formarsi, per sapersi relazionare con queste realtà con cui veniamo in contatto. La città di Terni è una città che è abituata ad accogliere, dove da anni si mescolano persone di diverse provenienze regionali. Ed è una città ben organizzata socialmente. L’accoglienza può avvenire anche verso questi migranti nei confronti dei quali abbiamo dei doveri cristiani e umani. E poi dovremmo un po’ di più lasciarci provocare dalle espressioni di papa Francesco verso un atteggiamento di accoglienza per essere più uomini, più cittadini e più cristiani».
Dopo la celebrazione della messa è seguita la festa all’insegna della condivisione, della gioia, dei colori e dei sapori con il pranzo etnico in oratorio con famiglie delle principali comunità immigrate presenti nel territorio. La giornata si è conclusa con la preghiera interreligiosa per la pace e con l’accensione della lampada della pace animata dai canti gospel della comunità nigeriana.
Foto: Diocesi Terni ©