Nella celebrazione della notte di Natale nella Cattedrale di Terni, il vescovo Giuseppe Piemontese ha sottolineato la speranza che viene dal Natale in un momento particolarmente difficile per l’incertezza, precarietà, insicurezza e paura che circondano e attanagliano le esistenze quotidiane in ambito civile, sociale, politico, economico, familiare.
A tal proposito ha fatto riferimento ai potenti che «sono più dediti alla conservazione ed espansione del potere, al censimento delle ricchezze materiali, economiche e finanziarie che alla elevazione civile e sociale dell’umanità, più alla invenzione e produzione di armi sofisticate, alla acquisizione di zone di influenza su popoli e nazioni che alla promozione della pace e della fraterna convivenza tra i popoli» e come nell’occidente che si dice cristiano si siano prodotte «legislazioni che incidono pesantemente sulla tenuta di principi su cui si basa la natura umana come la legalizzazione delle unione civili equiparate al matrimonio, alla maternità surrogata, all’ approvazione di leggi sul fine vita in odore o peggio propedeutici alla eutanasia, proposte di legalizzazioni di droghe varie, leggi e atteggiamenti dettati da egoismi nazionali sul versante dell’impegno ecologico, da indifferenza verso intere nazioni povere o affamate, da rifiuto nella accoglienza di richiedenti asilo»
E poi un monito ai cristiani a vivere pienamente la fede e il mistero del Natale «Anche quest’anno l’annuncio della nascita di Gesù, il Messia, si rinnova in un mondo distratto, più dedito al benessere terreno che ai valori dello Spirito e della solidarietà umana.Anche il contesto storico e sociale, locale e globale, fatto di conflitti e di concordia, di guerra e di pace, ci condiziona e ci porta ad accogliere l’annuncio natalizio in maniera attenta o svagata, con entusiasmo e convinzione o con distacco e superficialità».
Di seguito l’omelia della notte di Natale:
“Abbiamo lasciato le nostre case, e inoltrandoci nel buio della città, ci siamo raccolti qui, nella casa di Dio, in questa chiesa madre della Diocesi. Ognuno, carico e ricco della propria umanità, pieno di sofferenze e di speranze, animato dalla fede, che alterna ferma convinzione a dubbi esistenziali, è accanto a uomini e donne del proprio tempo e della propria città, fratelli e sorelle nella fede, per lasciarsi raggiungere dal mistero e rinnovarsi nella propria identità e nell’ impegno di vivere cristianamente.
Il mistero raggiunge ciascuno nella sua condizione particolare diversa per età, situazioni liete e tristi, successi professionali o delusioni, peccati e grazia. Anche il contesto storico e sociale, locale e globale, fatto di conflitti e di concordia, di guerra e di pace, ci condiziona e ci porta ad accogliere l’annuncio natalizio in maniera attenta o svagata, con entusiasmo e convinzione o con distacco e superficialità.
Anche quest’anno l’annuncio della nascita di Gesù, il Messia, si rinnova in un mondo distratto, più dedito al benessere terreno che ai valori dello Spirito e della solidarietà umana.
Il Natale di Gesù oggi come duemila anni fa, avviene in un impero, dove i vari potenti sono più dediti alla conservazione ed espansione del potere, al censimento delle ricchezze materiali, economiche e finanziarie che alla elevazione civile e sociale dell’umanità, più alla invenzione e produzione di armi sofisticate, alla acquisizione di zone di influenza su popoli e nazioni che alla promozione della pace e della fraterna convivenza tra i popoli.
Nel nostro mondo occidentale, che pure si gloria delle radici cristiane, solo nell’anno trascorso si è posto mano a legislazioni che incidono pesantemente sulla tenuta di principi su cui si basa la natura umana nella sua costituzione basilare e per essere concreti e per citare le situazioni maggiormente note e più dibattute mi riferisco alla legalizzazione delle unione civili equiparate al matrimonio, alla maternità surrogata, all’ approvazione di leggi sul fine vita in odore o peggio propedeutici alla eutanasia, proposte di legalizzazioni di droghe varie, leggi e atteggiamenti dettati da egoismi nazionali sul versante dell’impegno ecologico, da indifferenza verso intere nazioni povere o affamate, da rifiuto nella accoglienza di richiedenti asilo, ecc.
Dopo duemila anni Gesù nasce ancora in una situazione molto simile a quella di allora: in una famiglia povera, in un luogo di fortuna per non aver trovato ospitalità; si manifesta ai pastori, gente povera, rozza, ma ancora capace di solidarietà e di apertura al mistero e a Dio.
La Parola di Dio ci guida nel cammino di accoglienza della gioia natalizia.
La luce, un bambino, la gioia: sono i doni riservati anche a noi, oggi perché la parola di Dio non solo annuncia, ma realizza quanto afferma. Dipende da ciascuno lasciarsi raggiungere dal dono di Dio.
L’adorazione di Gesù, la contemplazione della sua divinità attraverso la sua umanità ci porta a rafforzare la nostra fede e a rinnovare la nostra vita.
Siamo invitati a rinnegare l’empietà, in cui è immersa oggi buona parte dell’umanità e spesso anche noi cristiani; vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà sono parole ed esortazioni scritte per noi che siamo i cristiani e l’umanità di oggi.
In una recente intervista il filosofo Massimo Cacciari ha detto, sconsolato, che i primi ad aver abolito il Natale sono i cristiani che danno a vedere che il Natale per loro non ha nessuna rilevanza.
In effetti, di fronte alla notizia che Dio si fa uomo, uno o “s’incavola o impazzisce”, invece non succede né l’una né l’altra cosa… perché prevale l’indifferenza o il ridurre la fede ad aspetti marginali o irrilevanti per la vita reale.
Francesco d’Assisi, che aveva colto nella piena verità il mistero Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, diventa pazzo di Cristo, “giullare di Dio”. Quando si accosta e penetra il mistero del Natale, comincia a vivere solo di Cristo, accogliendo con perfetta letizia, con gioia la realtà della sua presenza nel mondo, nei fratelli, specie nei poveri, nei lebbrosi, nell’Eucarestia, nella Parola, nella creazione, nella sofferenza, nella croce, nella morte…
Nella sua intensa meditazione sul mistero del Natale si spinge alla rappresentazione del presepio di Greccio e così si esprime:
“Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello” (FF468).
Non è questo l’invito a lasciarci conquistare da una facile quanto breve commozione o da un bel sentimento, anch’esso fugace e passeggero, ma esortazione a vedere con gli occhi del corpo e del cuore, quel Bambino, che è Figlio di Dio, che è nato per noi e che desidera nascere oggi anche in noi.
Anche a noi, uomini del 2017, è promessa la pace e la gioia perciò auguro a tutti un Natale ricco della luminosità del Bambino di Betlemme che ci accompagni a sentirci amati da Dio e ad essere uomini e cristiani di buona volontà secondo il suo vangelo. Buon Natale!”.
Foto: Diocesi Terni ©