(dal Corriere dell’Umbria) E’ ancora spento il teleriscaldamento. Quell’impianto che utilizzando una parte del calore residuo dell’Ast dovrebbe scaldare 1200 appartamenti (aumentabili fino a 4000) dei quartieri di Borgo Bovio e Sant’Agnese nonché alcune scuole e gli uffici del Centro multimediale, compresi quelli della Regione. Spento a diciannove anni esatti dall’avvio del cantiere, il progetto preliminare è del 1998, e con una spesa di 3,5 milioni di euro di fondi comunitari.
Un anno fa sembrava che il progetto fosse a una svolta. Proprio sotto Natale iniziò la sperimentazione che riguardava solo due condomini dell’Ater. “L’energia c’è, l’impianto funziona, – dissero da Palazzo Spada – sei mesi di sperimentazione gratuita poi si penserà a trovare il gestore”.
Invece, un anno dopo, si scopre che l’energia non c’è; che l’impianto è fermo e che nei condomini l’acqua calda prodotta dai fumi dell’Ast non arriva. Per capire quello che non va bisogna tornare al progetto del 1998: a Palazzo Spada c’era Paolo Raffaelli e all’Ast Attilio Angelini.
Lo schema tecnico era quello utilizzato in tante città del Nord: tipo Brescia. Uno scambiatore e recupero del calore prodotto dall’impianto di essiccamento e preriscaldo siviere dell’Ast, un calore fino ad oggi perduto e disperso. La seconda parte dell’impianto doveva essere costituita dalla rete urbana di distribuzione del calore; un grande tubo che sarebbe partito dalle siviere, costeggiando il muraglione del ponte sul Serra per poi distribuirsi attraverso una rete di condutture all’interno dei quartieri di Borgo Bovio e Sant’Agnese. Tutto fatto, tutto realizzato nel corso dei quasi vent’anni di lavori.
Ma l’impianto è fermo o spento che dir si voglia. “Il progetto – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Sandro Corradi – prevede l’utilizzo in contemporanea delle tre siviere. Il problema è che oggi l’Ast non usa più in contemporanea le tre siviere, ma una sola, una e mezza al massimo. E questo non basta a scaldare l’acqua. Ho fatto due riunioni con l’ingegner Massimo Calderini (direttore di stabilimento dell’Ast ndr). Loro sono disposti a fare lavori di adeguamento dell’impianto all’interno del recinto dell’Ast, circa centomila euro, ma all’interno di una rinnovata convenzione. E a condizione che il Comune trovi un gestore dell’impianto stesso, altrimenti i lavori sarebbero inutili”. Sandro Corradi, per quanto riguarda la gestione, dice di avere ripreso i contatti con l’Asm. Che però a suo tempo disse di non volerne sapere in quanto l’impianto non era economico. Per il momento non si accende, se ne parla forse tra un anno, e saranno venti esatti dall’avvio dei lavori dell’impianto.
Foto: (archivio) TerniLife ©