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Ast, Usb: “Una proposta per una nuova fabbrica”

Si è concluso il convegno nazionale sulla siderurgia che si è tenuto a Terni, al quale sono intervenute forze politiche del territorio, associazioni e rappresentanti dei coordinamenti nazionali dei lavoratori della siderurgia, oltre a diversi lavoratori dell’Ast Terni.
Al convegno sono stati presentati i candidati alle prossime elezioni per il rinnovo delle RSU in AST e la piattaforma programmatica dell’USB:

“A partire dal 2007, – scrive in una nota USB Terni – la produzione mondiale di acciaio sta subendo il più importante processo di ristrutturazione mai registrato fino ad ora, stravolgendo il comparto siderurgico europeo e quindi anche quello italiano.

La sovrapproduzione mondiale, con la relativa importazione di semilavorati dalla Cina e dall’India nei paesi europei, che arriva a toccare quasi il 30% dell’acciaio consumato, ha abbassato la redditività dei produttori del vecchio continente che hanno messo in campo riorganizzazioni a tutto campo con una perdita stimata di 60mila unità di addetti. Il tutto aggravato dalla miopia delle scelte degli ultimi governi italiani che stanno portando ad una desertificazione delle produzioni industriali.

L’accordo sottoscritto al Mise nel 2014 ha mostrato fin da subito i suoi limiti e pericoli: un riassetto di bilancio frutto soprattutto della fuoriuscita di più di 400 lavoratori e dei tagli netti al salario tramite l’annullamento dei premi di produzione e le fasce di merito. Il tutto aggravato dalla completa chiusura del reparto TITANIA contravvenendo allo stesso accordo.

L’assestamento produttivo su di un milione di tonnellate (di per sé insufficiente) non è stato mai raggiunto, tanto che i dati circa la produzione di fuso si attestano intorno alle 800 mila tonnellate, pari alla capacità produttiva di una linea a caldo.

L’intera area a caldo sembra abbandonata a se stessa e le condizioni attuali dello stabilimento fanno pensare ad un disimpegno, in prospettiva, nei confronti del cuore produttivo dell’azienda, mentre le dichiarazioni circa il futuro di SDF, gettano preoccupazioni riguardo la chiusura della produzione dei fucinati.

Il progetto di recupero delle scorie, che sconta continui rinvii e che costituisce requisito fondamentale per l’adempimento AIA, ancora non è stato portato a compimento, nonostante il lavoro della fantomatica commissione speciale e dei tanti proclami giornalistici.

Le ricadute dell’accordo hanno colpito anche le ditte appaltatrici che sono state lasciate allo sbando e per le quali i tagli hanno coinvolto direttamente i lavoratori, con riduzioni superiori al 30% dello stipendio.

Tutto questo ha portato a delle conseguenze fin da subito visibili e che come sindacato abbiamo sempre sottolineato fin dal nostro insediamento: un controllo totale della fabbrica, nella gestione del lavoro e della forza produttiva, completamente posta nelle mani dell’azienda, che sta provocando uno stato di repressione con la conseguente esasperazione del clima all’interno dei reparti.

Si assiste ad una politica di diminuzione dei tempi, che ha agito sulla catena di produzione e che mette a repentaglio la sicurezza dei lavoratori nonché la salubrità dei reparti e a politiche commerciali che fanno perdere importanti quote di mercato.

L’irrisolta obsolescenza dei macchinari, con la quasi mancanza di manutenzioni programmate, creano una condizione di scarsità qualitativa della produzione, con relativa perdita di quote di mercato italiano ed estero.

I lavoratori si trovano quindi sempre più soli di fronte all’azienda ed il sindacato pare abbia rinunciato al suo ruolo di difesa e di soggetto propulsivo per l’avanzamento della classe. Per questo, per tentare di contrastare questa deriva mettiamo in campo una serie di proposte per il rafforzamento del ruolo della RSU, che in questi anni si è vista relegare troppo spesso in un angolo, a causa di un coinvolgimento degli organismi dirigenti territoriali che di fatto ne hanno snaturato ed esautorato il ruolo. Per questo, avanziamo delle proposte che, se eletti nella RSU, vedranno il nostro massimo sforzo affinché vengano realizzate:

  1. Salvaguardia del ciclo continuo, dalla fusione fino ai reparti di verticalizzazione del sito, attraverso il rafforzamento della parte a caldo in tutta la sua interezza, investimenti finalizzati all’ammodernamento impiantistico. Anche per questo chiediamo l’immediata realizzazione dell’impianto trattamento scorie visto che nelle condizioni attuali la discarica potrebbe garantire solo 5 anni di produzione. L’implementazione della produzione di freddo con un nuovo laminatoi, poiché l’installazione della linea 6 non è sufficiente come più volte da noi dichiarato
  1. Nuovo contratto di secondo livello: per il secondo anno consecutivo il bilancio chiude in positivo ed è ora quindi di ridiscutere di una nuova piattaforma integrativa che parta dalla ridistribuzione dell’utile d’azienda per tutti i lavoratori, contro le politiche  dei premi ad personam tanto cari all’azienda. Retribuzione dello straordinario su lavori programmati e non più a recupero.
  1. Rimessa in discussione totale dell’accordo del 2014 per quanto riguarda gli organici tecnologici oramai ridotti ai minimi termini, mettendo a rischio salute e sicurezza. Le difficoltà dei lavoratori nel fare le ferie sono inaccettabili e tutto si basa sui ritmi incessanti del ciclo produttivo.
  1. Nuova definizione dei ruoli e delle procedure circa l’organizzazione del lavoro, che cancelli il presupposto del Flexible Working.
  1. Rafforzamento e attualizzazione del ruolo degli RLS, in un contesto più ampio della sicurezza lavorativa che parta dalla catena di produzione fino alle POS ed alla salubrità dei reparti.
  1. Stabilizzazione dei lavoratori interinali con un massimo di rinnovi per un periodo di 24 mesi.
  1. Rafforzamento del ruolo della RSU e partecipazione diretta dei lavoratori nelle decisioni della stessa”.

 Foto: (archivio) TerniLife ©

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