Il Comune di Narni, città per la Pace, e la Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive! onlus, hanno condiviso una lettera indirizzata al presidente colombiano Santos per chiedere un intervento in merito al problema del paramilitarismo.
Lo rende noto l’assessore alla promozione e all’educazione permanente alla pace e ai diritti umani, Alfonso Morelli, che ha sottoscritto la lettera insieme ad associazione Jambo- Commercio Equo Fidenza, Centro Gandhi Onlus, Coop Quetzal-La bottega solidale Modica, Rebeldia-Pisa e decine di organizzazioni europee (Spagna, Belgio, Svizzera e Portogallo).
Il testo:
“Al presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, abbiamo scritto per chiedere che intervenga una volta per tutte per fermare l’avanzata del paramilitarismo e disarticolare la sua macchina di morte che continua ad essere attiva – nonostante la firma degli Accordi di Pace nell’agosto del 2016 a La Havana – con la complicità della forza pubblica al servizio del potere imprenditoriale soprattutto nelle zone rurali e nei territori indigeni di interesse per le grandi imprese.
Secondo la Comunità di Pace di San José de Apartadó ( Antioquia, Colombia), affratellata al Comune di Narni dal 2001, e sua cittadina onoraria dal 2013 ” … potremmo dire che ci troviamo in una situazione simile a quella del 1997, quando era evidente che l’unico progetto possibile per questo territorio era quello di dominio e controllo assoluto del paramilitarismo sulla vita, l’economia, la politica e la cultura della popolazione della zona” questo si legge nella testimonianza inviata dalla stessa Comunità il 29 agosto scorso.
Questo controllo viene tutt’oggi utilizzato per terrorizzare i contadini affinché abbandonino le loro terre, desiderate con tanta avidità per la realizzazione di progetti di coltivazioni estensive ed allevamenti, per l’impresa mineraria, per la costruzione di porti, per tutto quello che in definitiva conosciamo infelicemente con il nome di sviluppo.
Dopo la firma degli Accordi di pace le aggressioni, minacce e omicidi selettivi nei confronti dei difensori dei diritti umani sono aumentati. Nel primo semestre del 2017 “tra gennaio e giugno del 2017, il Sistema di Informazione di Aggressioni contro Difensori dei Diritti Umani in Colombia – SIADDHH- ha registrato un totale di 335 aggressioni individuali contro difensori (e), differenziati in 225 minacce, 51 assassinî, 32 attentati, 18 detenzioni arbitrarie e 9 casi di giudizializzazione.
L’incremento delle aggressioni contro difensori(e) dei diritti umani durante il primo semestre del 2017, paragonato allo stesso periodo del 2016, è del 6 percento, passando da 314 a 335”. In poche parole gli indici di violenza paramilitare hanno raggiunto i livelli peggiori della decade degli anni ’90.
Non vogliamo essere pessimisti e speriamo che in realtà ci sia volontà di farla finita con il paramilitarismo. Però, non ci sembra casuale che in coincidenza con la recente visita del Papa e, dalla domenica scorsa, con la visita della Pubblico Ministero della Corte Penale Internazionale, la signora Fatou Bensouda, non si siano visti uomini armati nel territorio della Comunità di Pace di San José de Apartadó. Sono rimasti, questo si – ed è molto allarmante come segnale – “i punti di informatori”, cioè civili che servono come contatto diretto tra il territorio e le AGC ( Autodefensas Gaitanistas de Colombia, formazione paramilitare che opera nel territorio della Comunità di Pace), e consentono ai paramilitari di mantenere il controllo sociale, politico ed economico del territorio.
Quindi anche se Otoniel, il capo delle Autodefensas Gaitanistas de Colombia del Clan del Golfo, ha espresso la volontà di assoggettarsi alla giustizia e la Camera dei Rappresentanti colombiana ha approvato il progetto di legge di proibizione costituzionale del paramilitarismo, la nostra preoccupazione rimane molto alta e sappiamo che i tempi di attuazione degli accordi di pace saranno lunghissimi. Per questo , come rete di Organizzazioni europee da anni impegnate al lato delle Comunità di Pace e dei difensori/e dei diritti Umani in Colombia, abbiamo sentito l’esigenza e urgenza di mandare un segnale forte e condiviso al Presidente della Colombia Juan Manuel Santos perché utilizzi tutti gli strumenti che ha in suo potere per disarticolare una volta per tutte la macchina del paramilitarismo e le connessioni di questo con elementi della Forza Pubblica ( Esercito e Polizia)”.
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