“Alle aree terremotate serve un progetto di carattere economico e sociale, che faccia da argine al più grande pericolo che incombe sulle aree interne appenniniche: lo spopolamento”.
Lo sostiene la Cgil che ha presentato un rapporto curato dall’ Ires Umbria con la Fillea regionale sulle caratteristiche edili del cratere umbro, prima e dopo il sisma.
La percentuale di edifici in buono-ottimo stato prima del terremoto era la più alta tra le 4 regioni (oltre il 90%) e gli edifici dichiarati agibili dopo le verifiche di luglio 2017 (schede Aedes e Fast) sono sopra la media.
Al contrario, con 20 scuole inagibili e 119 parzialmente o temporaneamente inagibili, l’Umbria è la regione messa peggio da questo punto di vista (solo 56,6% scuole agibile). Un “campanello d’ allarme” viene dall’utilizzo delle abitazioni: già nel 2011 solo il 62,7% delle case nei 15 comuni del cratere umbro era effettivamente occupato da residenti, un dato inferiore alla media di tutti i comuni terremotati. (Ansa)
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