L’Usb chiede di essere ammessa ai tavoli di partecipazione regionale che riguardano le Acciaierie ternane.
“Il clima di incertezza che ha portato i sindacati confederali a richiedere un incontro alla Presidente della Regione dell’Umbria, è il risultato di anni di navigazione a vista da parte della RSU e delle segreterie territoriali” (LEGGI) così l’Unione sindacale di base Ast.
“Non possiamo stupirci – continua la nota – se la storia prosegue nel suo corso, come non possiamo cadere dalle nuvole, se l’annunciata fusione con Tata resta in cima agli obiettivi della Thyssen Krupp.
Il problema reale è che il sindacato e la politica hanno rinunciato all’indagine quale mezzo fondamentale di ricerca, analisi e programmazione, conseguenza di un abbandono della visione strategica dell’apparato manifatturiero nel nostro Paese, per la quale si è deliberatamente accettato il predominio dell’iniziativa privata sull’interesse collettivo.
In questo contesto, gli allarmi circa i mancati rinnovi dei protocolli sulla sicurezza e sull’ambiente, suonano come tardivi e pretestuosi, soprattutto se poi nel quotidiano si permette all’azienda una gestione del lavoro di stampo padronale”.
“Infatti, – prosegue Usb – il ricorso agli straordinari massicci e prolungati, che possono creare infortuni come già accaduto, l’incremento dei ritmi produttivi e delle performances che in molti casi portano alla mancata applicazione delle POS e quindi ad incidenti, il clima di controllo e repressione che l’azienda ha instaurato, l’insalubrità dei reparti, sono tutti elementi di una inesatta e quantomeno superficiale gestione delle relazioni sindacali da parte della RSU: non bisogna né chinare il capo né trincerarsi dietro una visone differente del fare sindacato; sono anni che i reparti vengono gestiti in maniera unilaterale e non si è prodotta un’ora di sciopero.
Non si può dire poi che l’azienda è latitante. Sono i sindacati e le istituzioni i primi attori latitanti, come a Piombino e a Taranto (permettendo così un’ulteriore deindustrializzazione che impoverirà il nostro Paese e favorendo le nazioni del nord Europa)”.
“Se non sono state prodotte ancora le autorizzazioni ambientali necessarie, se il progetto per l’impianto che renderà inerti le scorie è ancora in alto mare, la colpa è solo della politica, soprattutto di quella politica e di quelle istituzioni sindacali che hanno sempre guardato all’Ast come un serbatoio di consensi e di affari.
La responsabilità più grande resta a nostro avviso quella di aver trasformato una città-fabbrica in una piccola Manchester italiana, considerato che il problema più grande è appunto quello della compatibilità delle produzioni con la tutela ambientale e con la salute pubblica, con il rischio che venga risolto con la fermata dell’area a caldo”.
RSA USB ribadisce che: “l’inizio di una vertenza unica di sito che rilanci concretamente l’interesse strategico dell’Ast nel panorama produttivo italiano. La Federazione USB inoltre, chiederà di essere ammessa ai tavoli di partecipazione regionale che tratteranno le problematiche di sviluppo e gestione complessiva del sito siderurgico ternano”.
A tutto questo Acciai Speciali Terni risponde con i dati registrati dal 2008 al 2017, che evidenziano come gli infortuni siano più che dimezzati, passando da 100 a 27 (i dati arrivano allo scorso maggio), come si legge nel grafico.
Foto: (archivio) Terni Life