“In Umbria non siamo all’emergenza idrica, ma la siccità di questi ultimi mesi sta indebolendo i deflussi dei fiumi, i livelli di invasi, falde e sorgenti. Dobbiamo perciò mettere in atto una strategia comune per evitare che con l’ulteriore protrarsi della carenza di piogge la situazione peggiori. Un obiettivo al quale devono concorrere gestori del servizio idrico integrato, cittadini, imprese agricole nella consapevolezza che l’acqua è un bene di tutti e, come il sangue, è irriproducibile e pertanto va usata correttamente e va salvaguardata”.
Queste le parole dell’assessore regionale all’Ambiente e all’Agricoltura, Fernanda Cecchini, al termine della riunione che si è svolta oggi nella sede dell’Assessorato regionale, convocata per una valutazione dell’impatto sulla distribuzione idrica legata al servizio idropotabile e all’irrigazione della scarsità di piogge che da gennaio interessa tutto il territorio regionale.
Presieduto dall’assessore Cecchini, all’incontro hanno partecipato i rappresentanti dell’Auri (Autorità umbra Rifiuti ed Idrico), dell’Ente Acque Umbre Toscane, delle società di gestione del servizio idrico integrato operanti sul territorio regionale, dei Consorzi di Bonifica, delle organizzazioni professionali agricole, il direttore regionale all’Ambiente della Regione Umbria Diego Zurli e i dirigenti regionali Viterbo e Polenzani.
“Tutte le funzioni in materia idrica sono ora in capo alla Regione – ha spiegato l’assessore Cecchini – e ho pertanto voluto riunire tutti i soggetti interessati per un monitoraggio della situazione e degli interventi fin qui attivati e per definire le possibili azioni di contrasto per mitigare gli effetti della siccità prolungata”.
“Dal 2001 ad oggi – ha ricordato Cecchini – la Regione ha investito oltre 200 milioni di euro in interventi di tutela e utilizzo delle risorse idriche ad uso potabile e sono in corso lavori per oltre 100 milioni di euro per completare l’invaso del Chiascio. Sono inoltre in arrivo importanti risorse per rafforzare il sistema dell’invaso di Montedoglio, tra le priorità del Piano delle grandi opere del Governo Gentiloni, per realizzare impianti di sollevamento e pompaggio.
“Sul tema delle acque a scopo idropotabile e irriguo – ha rilevato – abbiamo investito e operato bene, meglio di altre realtà regionali, grazie anche ai finanziamenti assegnatici negli anni dai Ministeri. E si deve a questi interventi se non siamo all’emergenza, anche se questa situazione non ci mette completamente al riparo dalle conseguenze dell’assenza di precipitazioni piovose”.
Dal monitoraggio svolto dal Servizio regionale Risorse idriche emerge che già da settembre 2016 sono stati registrati dei cali significativi sulle piogge cumulate in un mese, localmente anche di circa il 50% in meno rispetto alla media storica, circa il 24% in meno di media a livello regionale.
Peggiore è la situazione dall’inizio del 2017: si registrano mancate piogge mensili fino a maggio localmente superiori al 55%, e piogge cumulate da inizio anno inferiori sino al 55% alla media storica. Mediamente a livello regionale, considerando anche il mese di giugno fino al 20, si registra una mancanza di pioggia pari al 39% circa di media.
Sempre a giugno 2017 sono state registrate piogge medie a livello regionale pari a circa 2.2 mm a fronte di una media di 60 mm. Confrontando i dati delle precipitazioni attuali con le precedenti crisi idriche storiche del 2001, 2006 e 2012 che avevano comportato lo stato di calamità naturale, la situazione attuale è molto più grave, in quanto nel 2001 e 2006 era stato riscontrato un deficit annuale di pioggia rispettivamente del 24,8% e del 26.3%, e nel 2012 anno in cui si era registrato il deficit maggiore, pari al 38,7%, contro l’attuale deficit del 39.2%.
Per verificare lo stato dei livelli idrici dei corsi d’acqua è stata avviata una campagna di controllo della situazione in cui versa il reticolo idrico nei principali comprensori regionali. Sono state riscontrate criticità diffuse per tutti corsi d’acqua, più evidenti per i corsi d’acqua minori dove si registrano situazioni di assenza di scorrimento o minimo scorrimento, mentre per quanto riguarda il fiume Tevere lo scorrimento è garantito da rilascio dell’invaso di Montedoglio attualmente pari a 1,6 mc/secondo.
Per quanto riguarda il lago Trasimeno, nonostante la forte carenza di precipitazioni, l’attuale livello è di circa 40 cm sotto lo zero idrometrico, lontano quindi dalla grande criticità degli anni precedenti (nel 2003, 2008, 2013 dove si sono raggiunti rispettivamente -185, -168, -151 cm sullo zero idrometrico), anche se va considerato che negli ultimi 20 giorni il livello del lago è diminuito di circa 10 cm e che si è ancora all’inizio della stagione più calda, dove in genere il lago cala in maniera significativa, circa 50 cm.
“Continueremo con l’attento monitoraggio di tutti i corpi idrici – dice l’assessore – ma ognuno deve fare la sua parte per evitare un uso scorretto”.
“Ai gestori del servizio idrico – continua Cecchini – chiediamo perciò di agire razionalizzando il più possibile l’acqua per uso idropotabile e irriguo. Sollecitiamo i cittadini affinché facciano un consumo oculato di acqua per allontanare il rischio che, da qui alle prossime settimane, l’acqua scarseggi. Per l’agricoltura, chiediamo di fare in modo che non si impoverisca la portata dei corsi d’acqua così da salvaguardare gli ecosistemi naturali, la flora e la fauna ittica”.
“Il confronto – conclude l’assessore Cecchini – proseguirà dal punto di vista tecnico con i gestori del servizio idrico integrato e con l’Auri, per quanto riguarda gli usi idropotabili, per monitorare la situazione legata alle problematiche delle perdite dagli impianti acquedottistici e con i rappresentanti del mondo agricolo per le esigenze del settore. In caso di bisogno, avremo tutti gli elementi necessari e saremo così pronti per l’emissione di ordinanze per limitazioni di uso”.
Emanuele Fiorini (Capogruppo Lega Nord Umbria) interviene sul discorso siccità e carenza di piogge in Umbria: “L’assessore Fernanda Cecchini sottovaluta il problema siccità, la invito a recarsi di persona presso i campi degli agricoltori umbri e controllare con i propri occhi come, per alcune culture tipo orzo, favino, grano e ortaggi, si prevedono raccolti inferiori del 50-60% rispetto agli anni precedenti”.
Fiorini chiede alla Giunta di attivarsi presso il Governo nazionale e richiedere immediatamente lo stato di calamità naturale “come hanno già fatto altre regioni tipo Emilia Romagna e Toscana. L’ondata di caldo che ha colpito l’Umbria – spiega Fiorini – ha causato gravissimi danni alle coltivazioni e agli allevamenti (per quanto riguarda il foraggio) e se il clima continuerà a non concedere tregue, allora potrebbe esserci il serio rischio di compromissione dell’intera produzione delle culture di girasole, mais e sorgo.
Il riconoscimento dello stato di “calamità naturale” – prosegue Fiorini – consentirebbe un sostegno economico per tutti coloro che dopo il gelo improvviso di aprile si sono trovati a fare i conti con un altro improvviso sbalzo di temperature, questa volta verso il rosso e ad una carenza di piogge che ha messo a rischio le produzioni nella nostra regione”.
Foto: Regione Umbria ©