Occupazione femminile, sicurezza sul lavoro, contrasto alla povertà crescente: sono queste le tre grandi emergenze che la Cgil di Terni mette in cima all’agenda per il 2017. Un anno che potrebbe presentare elementi di discontinuità rispetto alla lunga crisi che ha messo in ginocchio il territorio, a patto però che l’importante strumento dell’area di crisi complessa – per il quale la Cgil si è battuta inizialmente in grande solitudine – sia utilizzato per un reale rilancio dei settori strategici dell’economia ternana.
A fare il punto, nella consueta conferenza stampa di fine anno, questa mattina presso la Camera del Lavoro provinciale, è stato il segretario generale della Cgil di Terni, Attilio Romanelli, affiancato dal responsabile dell’organizzazione Mauro Bottinelli.
Romanelli è partito dal dato sugli infortuni sul lavoro, che sono in aumento nella provincia (1892 nei primi 10 mesi dell’anno, contro i 1761 dello stesso periodo del 2015), per sottolineare “l’imbarazzo” provato di fronte alla sottoscrizione di un protocollo in materia di sicurezza sul lavoro che non ha visto il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori, “gli unici davvero in grado di individuare le criticità esistenti nei luoghi di lavoro e di suggerire interventi adeguati”.
Poi il segretario si è soffermato sulla grave situazione sociale nel territorio, con un numero sempre più consistente di anziani con pensioni minime, e quindi sotto la soglia di povertà. “Per questo – ha detto – la Cgil ha suggerito di sfruttare le risorse disponibili per la periferie urbane a vantaggio delle categorie più disagiate, tra cui appunto le persone anziane sole, per scongiurare il rischio di isolamento che spesso porta alla disperazione”.
Altro nodo cruciale secondo la Cgil è quello dell’occupazione femminile, particolarmente penalizzata da crisi di settore (ad esempio il tessile orvietano), ma anche dalle recenti inchieste giudiziarie che hanno scosso il settore della cooperazione sociale. Rispetto a queste ultime, il segretario Romanelli ha voluto ribadire che lavoratrici e lavoratori non possono essere “gettati nel tritacarne” perché non hanno responsabilità e, anzi, “svolgono attività essenziali per le fasce più deboli della popolazione, con contratti nazionali che, seppure rispettati, prevedono stipendi assolutamente inadeguati rispetto all’importanza del servizio svolto”.
Il 2017, dunque, dovrà essere, per la Cgil, l’anno in cui si pone una diga alla continua erosione del lavoro femminile, riaprendo anche una riflessione sull’occupabilità delle donne in settori strategici dell’economia manifatturiera, come la siderurgia, “le cui tecnologie – ha osservato Romanelli – oggi consentirebbero senza dubbio un impiego delle donne in gran parte delle mansioni produttive”.
La vicenda dell’istituto Briccialdi e quella del gruppo Novelli sono altri due nodi fondamentali, per la Cgil di Terni. Nel primo caso la proposta avanzata dal sindacato è nota: statizzazione dell’istituto per garantire continuità ad un patrimonio di valenza nazionale ed internazionale. Nel secondo caso invece lo strumento da utilizzare – ha detto Romanelli – è la Prodi bis, ovvero la procedura per l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolventi.
“Solo così – ha aggiunto il segretario – si potrà superare questa fase di stallo che penalizza fortemente lavoratrici e lavoratori, con il fallimento dietro l’angolo che comporterebbe conseguenze catastrofiche per il territorio”.
Ma il 2017, come detto, sarà anche l’anno delle opportunità, grazie allo strumento dell’area di crisi complessa, che porterà risorse importanti al territorio: “Come Cgil stiamo lavorando ad un documento con le nostre proposte – ha detto Romanelli – con l’obiettivo di escludere da subito l’ipotesi che qualche imprenditore pensi di poter tappare i buchi della sua azienda sfruttando i soldi pubblici. Al contrario – ha concluso il segretario Cgil – serve un progetto di ampio respiro, che tenga insieme anche un ragionamento sulle aree interne della nostra provincia (Orvieto e la Valnerina), che possono contare su altre risorse importanti”.
I NUMERI DELLA CGIL DI TERNI Sono 28.326 gli iscritti alla Cgil di Terni al 30 novembre 2016. A fare un quadro dello stato di salute del sindacato, che rappresenta quasi un quarto della platea complessiva di lavoratori e pensionati della provincia, è stato Mauro Bottinelli, segretario organizzativo della Camera del Lavoro di Terni.
Venticinque sedi sul territorio, molte delle quali in piccoli comuni, “per mantenere un presidio di partecipazione il più diffuso possibile”; un andamento delle iscrizioni molto positivo nella scuola (Flc), nel settore dei trasporti (Filt) e in quello dei servizi e della cooperazione (Filcams e Fp); qualche criticità invece nel tessile (ancora per la crisi totale dell’Orvietano) e pure nei pensionati, che scontano evidentemente il “blocco” Fornero; una situazione di tenuta nei settori manifatturieri, nonostante le tante vertenze che hanno ridotto l’occupazione in questi anni.
Nel complesso, dunque, un quadro di ripresa a partire dal 2015, dopo gli anni più difficili della crisi.
Foto: Cgil Umbria ©