Undici milioni di euro da pagare in 5 anni (8 di debiti fuori bilancio e 3 di disavanzo di parte corrente). Questo il piano di rientro economico messo in campo dalla giunta Di Girolamo. “Sono ancora in corso di accertamento le procedure di accertamento – dichiara Di Girolamo – e quindi le cifre potrebbero cambiare”. La delibera è stata votata dall’esecutivo e dovrà passare al voto del consiglio comunale. Presumibilmente sarà presentata nel consiglio comunale del 18 ottobre. A seguire servirà l’approvazione della Corte dei conti e del Ministero. Una manovra che consentirà di non accedere al fondo di rotazione ministeriale e che eviterà l’aumento delle tasse e delle tariffe. Il piano prevede, ha spiegato l’assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi, il recupero dei fondi attraverso la vendita di quote delle partecipate, dei beni immobili e la revisione della spesa pubblica.
La Lega Nord interviene sul piano di rientro. “In attesa di conoscere i dettagli di questo “piano pluriennale di risanamento” possiamo già anticipare il nostro “pieno pluriennale disappunto” alle manovre anticipate dal sindaco Di Girolamo e dall’assessore Piacenti d’Ubaldi. Si preannunciano 5 anni di tagli, rinunce, svendite per la città di Terni e i ternani, con un serio rischio di perdita di posti di lavoro in Asm, immobilismo per l’Amministrazione e impossibilità di investimenti in qualsiasi direzione per mancanza di fondi. Dove sono i piani di rilancio? Dove sono i progetti per il futuro della città? Cosa intende fare il sindaco in questi 5 anni? Svendere partecipate e beni immobili e incrociare le braccia? E come può pensare di prevedere un piano quinquennale, quando il suo mandato scadrà tra poco più di due anni? Pur avendone piena legittimità, Di Girolamo e la sua Giunta rischiano di compromettere tutte quelle che saranno le manovre della prossima Amministrazione che, ci auguriamo, non sarà di centrosinistra. L’unica soluzione alla deriva della città sono le dimissioni immediate”
Sulla vendita delle quote della partecipate interviene M5S, in particolare sul discorso ASM: “Nel corso della terza commissione di venerdì 7 ottobre – scrive consigliere del Movimento Cinque Stelle, Thomas De Luca – abbiamo avuto le nostre conferme: il piano di privatizzazione di ASM annunciato dal Sindaco rischia di mandare a casa 60 lavoratori. Il settore idrico rischia di andare in fumo, businness unit che costituisce il 15% dell’interno fatturato dell’azienda. Se infatti dovesse essere confermata la volontà di privatizzare anche una quota minoritaria della municipalizzata le irregolarità nella gestione del servizio idrico diverrebbero insanabili.
Non permetteremo che il Partito Democratico fugga dai propri disastri offrendo in cambio la pelle dei lavoratori, privatizzano per tappare il buco e per salvarsi dal peccato originale.
L’unica soluzione è quella di trasformare l’ASM in un’azienda in house, ovvero soggetta a un controllo analogo da parte dell’amministrazione a quello esercitato sui propri uffici. Qualora si dovesse procedere alla vendita delle quote, anche minoritaria, questo sarebbe impossibile e renderebbe insanabile la situazione. L’inalienabilità delle quote e la proprietà 100% pubblica è infatti requisito fondamentale per il riconoscimento dell’in house providing”.
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