Questa mattina si è riunito il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, coordinato dalla Prefettura e composto da tutti gli enti a vario titolo competenti in materia (Questura, Regione Umbria, Provincia, Comune di Terni, Direzione Territoriale del Lavoro, INPS, INAIL, Ausl Umbria 2, Ufficio Scolastico Provinciale, Camera di Commercio, associazioni di categoria datoriali e dei lavoratori, Caritas di Terni e Orvieto, Croce Rossa Italiana, Ambiti sociali, Ater, associazioni degli stranieri).
Il Consiglio ha esaminato e valutato i progetti presentati nell’ambito del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2014-2020 al fine di fornire il previsto parere al Ministero dell’Interno.
I progetti riguardano la formazione civico linguistica per gli immigrati residenti nella provincia di Terni. In particolare, il primo è finalizzato a fornire strumenti per favorire la permanenza nel mercato del lavoro di chi vi è entrato, e possiede quindi una buona conoscenza di base della lingua italiana che va affinata per restare competitivi, e di chi tradizionalmente fino ad oggi se ne è tenuto a margine, ossia le donne. Il secondo, persegue l’obiettivo di garantire un’offerta linguistica qualificata sul territorio regionale finalizzata alla certificazione delle competenze linguistiche dei cittadini stranieri non comunitari, anche in funzione degli obblighi derivanti dall’accordo di integrazione.
Il secondo argomento all’ordine del giorno è stato “La Carta per la Buona Accoglienza delle persone migranti” sottoscritta da Ministero dell’Interno, ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Alleanza delle Cooperative Italiane Sociali, che riunisce il 90% circa della cooperazione impegnata nel welfare. L’iniziativa prende le mosse dal percorso riformatore che sta conoscendo sia il Terzo Settore e il mondo dell’impresa sociale, sia il Codice degli appalti, e mira a dare concreta evidenza all’impegno che Ministero dell’Interno, Comuni ed Enti Gestori intendono assumere, partendo dalla considerazione che i servizi svolti in questo ambito non possono essere ispirati al guadagno meramente speculativo, ma devono trovare regolamentazione in un trasparente e proficuo rapporto tra legalità, sostenibilità dei territori di accoglienza e prospettive di inclusione reale.
Dal predetto documento emerge, in particolare, che il modello cui deve tendere lo sforzo messo in campo dai protagonisti è certamente quello dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), dove la presa in carico del migrante accolto è individuale e calibrata sulle sue potenziali attitudini a diventare soggetto attivo e partecipe della società ospitante.
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