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Truffano una donna a Siena, bloccati sull’Autosole

Nella giornata di giovedì, durante una quotidiana attività di vigilanza stradale, la Polizia di Stato, in particolare una pattuglia della Polizia stradale dipendente dalla Sottosezione di Orvieto, notava sulla Autostrada del Sole, una autovettura con a bordo due soggetti di sesso maschile.  Gli stessi agenti intimavano il fermo del veicolo e dopo una serie di accertamenti documentali, visto il crescente stato di agitazione dei soggetti e le continue discordanze ai quesiti posti, procedevano alla perquisizione del mezzo, rinvenendo numerosi monili in oro e una cospicua somma di denaro, custoditi in sacchetti di nylon.

Da successivi accertamenti in banca dati, questi  risultavano essere i proventi di una truffa, perpetrata ai danni di una signora di 83 anni, avvenuta poco prima in provincia di Siena, con la tecnica del “finto incidente stradale da parte di un familiare”. Nello specifico l’anziana donna aveva ricevuto una telefonata da parte di un uomo il quale le annunciava che il proprio figlio aveva causato un grave incidente stradale ove erano state coinvolte più persone, e che per questo motivo, era stato trattenuto in caserma. L’interlocutore, chiedeva alla vittima denaro utile a “salvare” suo figlio ovvero ad acquisire documenti del sinistro stradale e a fornirgli assistenza legale. Il truffatore, inoltre, invitava la signora a mettere tutto in un sacchetto, spiegandole che poco dopo sarebbe passato un suo amico a ritiralo; il tutto avveniva mentre il truffatore tratteneva sempre la vittima a telefono, in modo da impedirle di chiamare qualcuno, sino a che non suonava alla porta il complice, al quale la donna consegnava il sacchetto, contenente i monili in oro ed il danaro. Una volta resasi conto del raggiro la signora procedeva a sporgere querela.

La stessa, contattata poi per il ritrovamento della refurtiva, riconosceva i soggetti giunti in casa e l’oro di sua proprietà. Pertanto gli imputati, da considerarsi innocenti sino ad eventuale sentenza irrevocabile di condanna, venivano tratti in arresto e reclusi presso la Casa Circondariale di Terni a disposizione della Procura della Repubblica di Terni.

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