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Chirurgia dell’aorta, nuovo intervento ibrido al Santa Maria tra specialità e tecnologia

Un intervento ibrido di by-pass aortico con impianto di endoprotesi toracica su un paziente di 70 anni. È quello recentemente effettuato nell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, sfruttando a pieno la sinergia tra le procedure chirurgiche tradizionali e l’approccio endovascolare. L’intervento  ha consentito il trattamento della patologia complessa dell’arco aortico ed è stato realizzato grazie alla collaborazione tra le strutture di cardiochirurgia, chirurgia vascolare, radiologia interventistica, con il supporto dei cardio-anestesisti (Aortic Team). Utilizzata la tecnica endovascolare, che consente, con accessi mini-invasivi, di posizionare endoprotesi all’interno dell’aorta malata senza dover interromperne il flusso di sangue, riducendo così in maniera significativa le complicanze e la mortalità.

La tecnica operatoria combinata è stata recentemente applicata, con un esito brillante e privo di complicanze, in un paziente di 70 anni con rottura tamponata di un aneurisma dell’arco aortico, che è una patologia gravata da elevata mortalità ed estremamente complessa nella sua gestione. L’intervento è stato svolto, per la parte di chirurgia open, dal dottor Dante Dionisi (cardiochirurgo) e dal dottor Paolo Ottavi (chirurgio vascolare) e per la parte endovascolare dal dottor Raimondo Micheli, dalla dottoressa Benedetta Enrico (radiologo interventista), con l’ausilio delle dottoresse  Maria Concetta Gugliotta, Giulia Proietti Silvestri e del dottor Paolo Bonanno della Chirurgia Vascolare, con la collaborazione dei cardioanestesisti dottor Stefano Pelloni e dottoressa Laura Bruni.

“La particolarità del paziente operato in team è stata quella di procedere step by step alla rivascolarizzare tutti i vasi che originano dall’arco dell’aorta e che vanno a irrorare il cervello e gli arti superiori per creare uno spazio sufficiente per consentire il posizionamento dell’endoprotesi per coprire la rottura aortica – specificano i dottori Ottavi e Dionisi – La presenza di cardio-anestesisti dedicati alle patologie aortiche contribuisce a curare al meglio ogni singolo dettaglio e ha permesso  il successo di un intervento molto complesso; il paziente ha  superato brillantemente  l’intervento ed  è stato dimesso dall’ospedale in piena autonomia dopo una settimana di ricovero”. Si tratta comunque del secondo intervento in poche settimane eseguito con la stessa tecnica ed entrambi in condizioni di emergenza, dopo il primo effettuato nei giorni scorsi per una dissezione dell’arco aortico”.

“Gli aneurismi dell’aorta altro non sono che la dilatazione della più grande arteria del corpo – spiega il direttore della Chirurgia Vascolare, il dottor Raimondo Micheli – e possono coinvolgere differenti porzioni del torace e/o dell’addome. Nelle patologie dilatative o dissecative dell’arco aortico il trattamento chirurgico tradizionale è molto invasivo, gravato da un elevato tasso di complicanze maggiori e di mortalità”.

“Tecniche chirurgiche tradizionali combinate a un approccio endovascolare hanno dato origine a un vero intervento ibrido – spiega il dottor Valentino Borghetti, direttore della Cardiochirurgia – Questa particolare tecnica di Chirurgia Aortica Ibrida multidisciplinare consente di operare pazienti con patologie dell’arco aortico particolarmente complesse sia per chirurghi vascolari che per cardiochirurghi. Il mix delle competenze delle diverse specialità, con l’ausilio della tecnologia endovascolare e grazie alla disponibilità della sala operatoria ibrida, consente di superare i limiti e la complessità della patologia e dell’intervento stesso”.

La sala ibrida del Santa Maria è una sala operatoria ad alta tecnologia, dove sono presenti diverse apparecchiature radiologiche, tra cui un angiografo di grande potenza e precisione. È un ambiente chirurgico unico, sterile, dove si può effettuare una diagnosi immediata e, contemporaneamente, senza spostare il paziente, si possono eseguire le procedure chirurgiche open ed endovascolari sotto guida radiologica. L’approccio ibrido permette, durante l’intervento, di mantenere una continua e piena perfusione di tutti gli organi riducendo il rischio di complicanze.

La sinergia tra cardiochirurgia, chirurgia vascolare e radiologia interventistica “non estremizza l’utilizzo esclusivo della tecnica endovascolare, ma contribuisce a facilitare la chirurgia open”, spiega il dottor Micheli, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Vascolare. L’equipe è formata dalla Cardiochirurgia, diretta dal dottor Valentino Borghetti, dalla Chirurgia Vascolare, diretta dal dottor Raimondo Micheli e di Cardio-Anestesia, diretta dal dottor Fabrizio Ferilli. Tutto è nato da un progetto del Dipartimento Cardiaco-Toraco-Vascolare che ha unito cardiochirurghi, chirurghi vascolari, cardiologi, radiologi interventisti e cardioanestesisti. L’integrazione tra varie professionalità consente di trattare tutte le patologie dell’aorta, dalla valvola aortica fino a tutta l’aorta toracica e addominale.

“Oggi giorno dobbiamo trattare pazienti sempre più complessi che necessitano delle tecnologie più avanzate; la chirurgia vascolare e la cardiochirurgia di Terni e tutto l’Aortic Team sono attualmente in grado di realizzare questi interventi chirurgici, con il supporto della sala operatoria ibrida, disponibile a Terni dal 2017, fiore all’occhiello strutturale della Azienda Santa Maria che è in grado di migliorare la qualità delle cure offerte”, afferma il dottor Ottavi, responsabile del blocco operatorio.

 

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