Un incontro a due voci per raccontare la nascita del Presepe, avvenuta a Greccio la Notte di Natale del 1223 per iniziativa di Francesco d’Assisi. Mentre nei cinema si appresta ad arrivare La Stella di Greccio, primo film dedicato all’argomento, coprodotto da Istess Cinema e presentato in anteprima al Terni Film Festival, Istess Teologia riflette sul significato storico e teologico dell’evento di Greccio, con una conferenza in programma venerdì 1 dicembre che vede come relatori uno dei più importanti storici francescanisti contemporanei e un teologo francescano di Assisi.
L’umiltà dell’incarnazione con gli occhi di Francesco d’Assisi sarà animato infatti Marco Bartoli e padre Domenico Paoletti in un incontro coordinato da Lilia Sebastiani, direttrice di Istess Teologia e che vedrà la presenza anche del vescovo Francesco Antonio Soddu e di Arnaldo Casali, direttore dell’Istess e regista di La Stella di Greccio.
L’incontro (ad ingresso libero) si terrà alle 17 al Cenacolo San Marco, auditorium che conserva – peraltro – un’importante memoria francescana: era proprio nel suo conventino che il santo di Assisi veniva ospitato quando sostava a Terni.
“La nascita del Presepe rappresenta nell’itinerario terreno di Francesco d’Assisi un momento straordinariamente forte e di grande commozione, non però idillico” spiega Lilia Sebastiani. “E’ anche tempo di trasformazione, di dolore e di fatica, in cui Francesco sente che la sua creatura, la sua fraternitas, si sta allontanando di suoi intendimenti iniziali – che erano semplicemente vivere in povertà “secondo la forma del santo Vangelo” – e sta diventando un Ordine ricco e influente, clericalizzato e abbastanza simile agli altri”.
Bartoli (principale studioso della figura di santa Chiara) parlerà sul tema Che cosa avvenne a Greccio la notte di Natale del 1223) mentre padre Paoletti (francescano conventuale di Assisi) tratterà dell’argomento Realismo ed estasi: Francesco e l’umiltà di Dio.
“Francesco d’Assisi, uomo veramente spirituale, e trasfigurato in Cristo fino a far sembrare logico a chi lo vedeva chiamarlo alter Christus – continua Sebastiani – proprio per questo è un uomo concreto e assetato di concretezza. L’Incarnazione è la cifra della sua spiritualità. Il mistero dell’Incarnazione lo commuove fino a sconvolgerlo di affetto e di gratitudine per l’‘umiltà di Dio’, modello e nutrimento di ogni nostra umiltà: intesa non come autosvalutazione ma come vicinanza reale e fraterna alla terra e alle creature”.
“Nel mistero del Natale Francesco contempla soprattutto l’umiltà di Dio che si fa uomo. E trovandosi nell’imminenza del Natale del 1223 a Greccio – allora povero e quasi sconosciuto paesetto della Valle Reatina -, si fa prestare per una notte la stalla appartenente a un suo amico di nome Giovanni e si accinge a realizzare un sogno vivo già da tempo nel suo cuore e ravvivato dal viaggio compiuto in Terrasanta dopo il ritorno dall’Egitto: quello, per così dire, di incarnare l’incarnazione”.
Il suo presepio sarà molto diverso da quelli a cui siamo abituati oggi, con la Sacra Famiglia e personaggi e animali e ricostruzione di un paesaggio naturale… Non ci sono infatti personaggi ‘umani’ nel Presepio di Greccio: neanche la Sacra Famiglia, neanche il Bambino. Solo due creature vive, il bue e l’asino, e – elemento centrale, più importante di tutto il resto – la mangiatoia con il fieno. La gente semplice dei dintorni affluisce alla stalla portando lumi, torce, candele, tutto ciò che può fare luce: quella povertà assoluta diventa una straordinaria festa di luce e tutti sperimentano una gioia mai provata.