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Terni, commercio tra crisi e mobilitazione

Un settore ricco di contraddizioni: da una parte le piccole e medie attività in difficoltà che registrano un calo delle imprese attive sul territorio e tassi di irregolarità impressionanti; dall’altro la grande distribuzione che continua a far registrare fatturati record, sempre ai primi posti delle classifiche regionali, ma senza riflessi sulle buste paga dei lavoratori. Filcams Cgil e Uiltucs di Terni sono tornate ad accendere i riflettori sul settore del commercio in provincia di Terni, un settore appunto attraversato da contraddizioni che sistematicamente ricadono sulle spalle di lavoratrici (soprattutto) e lavoratori.  “Gli ultimi dati disponibili – ha detto Lucia Rossi, segretaria generale della Filcams Cgil di Terni – ci descrivono un settore in contrazione, con un calo dell’1,3% delle imprese attive nel II semestre 2022 e soprattutto tassi di irregolarità mostruosi nelle aziende più piccole, con 2 controlli su 3 che riscontrano criticità anche gravi. Nella grande distribuzione invece, pur in presenza di regolare applicazione dei contratti, andrebbero redistribuite risorse verso lavoratrici e lavoratori che, in particolare nella pandemia, hanno dato un contributo enorme alla tenuta del Paese”.   “Tra gli elementi di criticità che vogliamo denunciare – ha aggiunto Massimilano Ferrante, segretario della Uiltucs di Terni – c’è il grande problema dell’applicazione dei contratti pirata, ovvero quei contratti non sottoscritti dalla organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative, che riducono pesantemente salario e diritti dei lavoratori. Su questo è necessario un impegno da parte delle imprese e delle istituzioni”.
A fronte di situazioni del genere secondo i sindacati non è più rinviabile la sottoscrizione con le associazioni datoriali, insieme alle istituzioni locali (Comuni in primis), di un “Patto per la legalità nel terziario” che spinga le aziende del settore ad impegnarsi nella piena applicazione dei contratti nazionali di riferimento e le istituzioni a regolamentare gli appalti, attraverso una legge regionali che i sindacati chiedono da tempo. Ma un’inversione di tendenza è necessaria anche nella programmazione: “Nella città di Terni in particolare – hanno sottolineato Filcams e Uiltucs – sono avvenute nuove importanti aperture commerciali, che hanno portato ad una saturazione del mercato. Ora c’è assoluto bisogno di un Piano del Commercio che regoli il settore, le aperture, gli orari, anche tenendo conto delle mutate condizioni sociali e materiali e dei conseguenti stili di consumo”.Di programmazione, infine, i sindacati parlano anche in riferimento al turismo, settore finora sempre considerato “residuale” rispetto alla naturale vocazione manifatturiera del territorio, ma che ha invece, secondo Cgil e Uil, ha grandi potenzialità inespresse, testimoniate anche dai dati molto positivi su arrivi e permanenze in Umbria nel 2022. “Anche qui diciamo alle istituzioni e in primis al Comuni che se ci sono progetti vanno realizzati ora, l’occasione rappresentata dal Pnrr non può essere persa. Ad esempio – hanno concluso Rossi e Ferranti – che fine ha fatto il progetto per la destagionalizzazione delle Cascate delle Marmore?”.Tante motivazioni, insomma, che sono alla base della mobilitazione lanciata da Cgil e Uil, non solo per il commercio, ma per l’intero mondo del lavoro e che porterà il prossimo 17 novembre allo sciopero generale in Umbria e nel centro Italia, per cambiare la manovra finanziaria  del Governo Meloni e dare voce al mondo del lavoro.
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