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Cna: “Umbria, imprese in trasformazione”

Imprese che diminuiscono di numero ma che aumentano di dimensione e incrementano gli occupati complessivi, un comparto manifatturiero che concorre più della media nazionale alla produzione di valore aggiunto, un settore delle costruzioni trainante nella ripresa economica e occupazionale, e infine molte imprese artigiane che diventano piccole industrie, a partire da quelle manifatturiere e dagli impiantisti.

Si potrebbero riassumere così i risultati salienti della nuova indagine “Artigianato e microimpresa in Umbria”, commissionata dalla CNA regionale al centro studi Sintesi, che ha preso in esame gli anni a partire dal 2019.

“Il dopo Covid – dichiara Michele Carloni, presidente di CNA Umbria – ci restituisce un tessuto produttivo caratterizzato da un fenomeno che si era già cominciato a manifestare negli ultimi anni, quello di una progressiva diminuzione del numero complessivo di imprese accompagnata però da un aumento medio del numero degli occupati. Le imprese, quindi, crescono di dimensione”.

La ricerca ha evidenziato come le imprese della manifattura contribuiscano alla produzione di valore aggiunto più della media nazionale (21% contro il 20% dell’Italia). Per quanto riguarda le imprese delle costruzioni, viene confermato il ruolo di traino del settore nel rimbalzo economico seguito alla fase acuta del Covid, con risultati importanti anche sul numero di occupati, che crescono del 13,8%.

Pur numericamente in calo, la microimpresa continua a garantire lavoro a circa metà degli addetti del settore privato. Prendendo in esame micro e piccola impresa insieme, complessivamente rappresentano una quota di occupati privati pari al 73% del totale.

Il fenomeno della crescita dimensionale delle imprese nel periodo 2019-2023 appare evidente dai dati: quelle comprese tra 10 e 49 addetti sono aumentate del 5% (+ 167), mentre quelle oltre i 50 addetti sono il 10% in più rispetto agli anni precedenti (+ 38).

“Questo – commenta Carloni – significa che le imprese hanno investito in macchinari e processi produttivi, ma anche in risorse umane e competenze, e hanno puntato sull’export.”

Un analogo fenomeno di crescita dimensionale ha riguardato pure l’artigianato. Anche qui il numero complessivo delle imprese attive è diminuito, scendendo sotto le 20mila unità (- 2%), ma molte delle neo piccole industrie non sono altro che imprese artigiane cresciute dimensionalmente e quindi non più rispondenti all’inquadramento originale. Tuttavia, in Umbria 1 impresa su 4 continua a essere artigiana. Anche nell’artigianato, oltre ai settori più tradizionali, i comparti più performanti sono stati quello manifatturiero e quello delle costruzioni: nella manifattura, infatti, è artigiano oltre il 60% del totale, mentre nelle costruzioni la percentuale sale al 70%. Anche in termini occupazionali i due comparti artigiani assorbono un buon numero di addetti: 50% sono quelli impiegati nella manifattura, mentre nelle costruzioni la percentuale è del 30% sul totale.

“Tuttavia – afferma il presidente regionale della CNA -, a fronte di una componente fondamentale dell’artigianato che cresce dimensionalmente, il 58% del totale continua a essere costituito da imprese individuali. Questo ci porta a dire che, accanto alle politiche industriali attuate dalla Regione, misure che abbiamo condiviso perché mirate a favorire la crescita dimensionale delle imprese, sono necessarie anche misure dedicate alla sostenibilità di quelle più piccole che – conclude Carloni – svolgono un ruolo essenziale nella ricucitura economica e sociale del territorio umbro”.

 

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