l’Unione sindacale di Base di Terni e Viterbo chiede un incontro alla direzione Superconti “per porre all’azienda le molte domande alle quali i lavoratori non hanno avuto finora risposte”.
“Risale all’autunno del 2014 – comunicano le USB – l’acquisizione da parte di Coop Centro Italia delle imprese Superconti, un’operazione di fusione di due colossi che, superato, a metà dello scorso anno, il vaglio dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, si avviava a ridisegnare la geografia della grande distribuzione in Umbria e nell’Alto Lazio, riaffermando al contempo, come già fatto al momento dell’annuncio della transazione, che sarebbero stati mantenuti i livelli occupazionali, nonché i relativi contratti di lavoro. Per quanto riguarda Terni e provincia, appena quattro mesi più tardi quelle affermazioni vengono smentite dalla chiusura del punto vendita “Le Fontane” e dal passaggio dei lavoratori e delle lavoratrici alle dipendenze di Coop, previa diffusione di notizie su licenziamenti e mancate riassunzioni, con una strategia dagli obiettivi facilmente intuibili: i lavoratori vengono assunti con le nuove e penalizzanti regole del mercato del lavoro e le conseguenti e pesanti perdite salariali. Però il Sindaco di Terni, la Presidente della Regione e tutte le autorità presenti all’inaugurazione del punto vendita Coop di Gabelletta si fanno fotografare esibendo larghi sorrisi: loro d’altra parte non hanno perso nulla! Com’è comprensibile cresce l’ansia tra i lavoratori e le lavoratrici: da un lato l’esempio de “Le Fontane” è allarmante, dall’altro l’azienda tiene sempre più i propri dipendenti all’oscuro rispetto a ogni tipo di decisione sul loro futuro lavorativo”.
“Intanto – prosegue la nota – un’altra scossa di terremoto investe i negozi di distribuzione al dettaglio di articoli di abbigliamento Conti, che in principio erano stati additati come una delle possibili ragioni di interesse da parte di Coop, non presente in tale settore: a totale smentita arriva infatti la notizia della volontà di vendere quei negozi, ad iniziare da quello di Borgo Rivo, che viene ceduto a fine marzo. Nel frattempo, com’era prevedibile, cominciano ad intrecciarsi i destini dei dipendenti dei ben 15 punti vendita della provincia di Terni (prevalentemente dislocati sul territorio ternano e poi ad Amelia, a Narni e ad Orvieto) e dei 4 di quella di Viterbo (Vitorchiano, Orte, Nepi e Civita Castellana), con pesanti ricadute occupazionali ed aggravamento dei carichi di lavoro: solo per fare un esempio, nel punto vendita di Nepi non sono stati rinnovati i contratti a 5 dipendenti a tempo determinato, si supplisce con trasferimenti temporanei da altri punti vendita del ternano e contemporaneamente si impone la fruizione di periodi di ferie ad altri dipendenti, con il risultato di appesantire ulteriormente i carichi di lavoro con l’aggravio del pendolarismo. Non occorre avere doti divinatorie per immaginare scenari simili per tutti i punti vendita del ternano e del viterbese! Di queste ed altre numerose situazioni di criticità estrema, alle lavoratrici ed ai lavoratori nessuna informazione né alcun aiuto sono arrivati da CGIL, CISL e UIL, pronte a firmare gli accordi senza discutere né sottoporli preventivamente ai lavoratori e, come sempre, appiattite sulle posizioni dell’azienda, la quale, puntualmente, smentisce con i fatti le proprie dichiarazioni. USB sta organizzando i lavoratori, mettendo in comunicazione i territori di Viterbo e Terni, attraverso assemblee e altre iniziative pubbliche, così che possano essere condivise e portate in trasparenza le situazioni di criticità”
Foto: (archivio) TerniLife