Dopo due anni vissuti sulle montagne russe di una crisi energetica senza precedenti, le imprese umbre guardano con interesse alla costituzione delle comunità energetiche rinnovabili e ad utilizzare le opportunità disponibili. Anche se la confusione in materia è ancora tanta.
È il dato più interessante emerso dall’indagine condotta a tre mani da CNA, Confcommercio e Confcooperative Umbria.
Innanzitutto, cosa sono le comunità energetiche rinnovabili (CER)?
“Sono comunità che possono essere costituite da più soggetti (imprese, privati, istituzioni ed altri enti) interessati a produrre energia e a consumarla sul posto, perseguendo le finalità del risparmio energetico, della sostenibilità ambientale e delle reti elettriche esistenti e dello sviluppo territoriale – ha affermato Lorenzo Mariani, direttore regionale di Confcooperative Umbria -. Al suo interno possono esserci membri che producono energia da fonti rinnovabili, magari in eccesso rispetto ai propri bisogni, e altri interessati a consumarla in modo da generare uno scambio virtuale e virtuoso che viene incentivato dallo Stato per 20 anni attraverso il GSE. Le norme in vigore prescrivono che i soggetti che ne fanno parte risiedano all’interno dell’area sottesa a una cosiddetta cabina primaria. Per chi volesse costituire una CER esiste la possibilità di accedere a incentivi modulati in base alle dimensioni degli impianti e alla quantità di energia prodotta e condivisa tra i membri: un meccanismo attualmente all’approvazione dell’Ue. Anche il Pnrr prevede ingenti risorse a sostegno delle CER costituite nei Comuni fino a 5 mila abitanti”.
L’indagine, presentata dalla responsabile Energia di CNA Umbria, Elisa Cinfrignini, è stata condotta su un campione composto da 544 imprese che operano in diversi settori e che nel 61% dei casi è risultato essere proprietario degli immobili produttivi: il 47% è rappresentato da aziende della manifattura, il 23% del turismo e commercio, l’11% dei servizi, il 9% delle costruzioni, il 7% del sociale, il 3% da altri settori. All’interno del territorio regionale le imprese risultano distribuite nei diversi territori: innanzitutto nei due capoluoghi di provincia, Perugia e Terni, ma anche nell’Orvietano, Eugubino, Alto Tevere, Assisi/Bastia Umbra, Foligno/Spoleto, Todi/Marsciano e area del Trasimeno.
Delle 544 imprese intervistate, 135 possiedono già un impianto fotovoltaico. Molte di queste installazioni risalgono al 2006, anche se la maggioranza data al periodo che arriva fino al 2013. Un incremento vi è stato nell’ultimo biennio, come risposta alla crisi energetica post-Covid. La piccola dimensione delle imprese è testimoniata dalla potenza disponibile, inferiore ai 50 kW, e da quella di picco degli impianti, che per oltre la metà dei casi arriva a 75 kW.
Le imprese interessate ad installare un impianto fotovoltaico sono 225, cui se ne aggiungono altre 35 già dotate di impianti ma interessate ad implementarli. Un dato importante riguarda l’assenza di vincoli di sorta per oltre il 57% di queste imprese, che quindi potrebbero procedere a installare un impianto in tempi rapidi.
Tra le 260 imprese interessate a installare un nuovo impianto, il 34% ha una superficie disponibile fino a 300 mq, il 30% fino a 10mila mq e il 13% oltre i 10mila metri quadrati. Più del 79% delle imprese oggetto dell’indagine si è detto interessato a collaborare con altre nella produzione o nell’acquisto di energia. Sono tante (il 60%) le imprese che hanno già sentito parlare delle comunità energetiche, ma solo il 17% è a conoscenza degli incentivi esistenti. Infine, ad oggi c’è ancora molta confusione tra le CER e le FER (fonti di energia rinnovabile).
“Anche per fare chiarezza sul tema e fornire tutte le informazioni disponibili abbiamo organizzato insieme un convegno sulle CER e sulle opportunità disponibili che si svolgerà nel pomeriggio di domani (13/04, ndr) presso l’hotel Cenacolo di S. Maria degli Angeli – ha dichiarato Michele Carloni, presidente di CNA Umbria –. Del resto la ricerca rappresenta un ottimo punto di partenza per avviare uno studio di fattibilità sulla costituzione di una o più comunità energetiche in Umbria”.
Per Stefano Lupi, vice presidente di Confcommercio Umbria, “agli incentivi nazionali dovrebbero affiancarsi strumenti regionali che, nella prima fase potrebbero essere funzionali alla predisposizione di questi studi di fattibilità, mentre in un secondo momento potrebbero supportare la fase di start-up delle CER, soprattutto per ciò che riguarda i costi di gestione”.
“La costituzione di una o più CER potrebbe rappresentare un tassello importante nella riduzione dei costi energetici delle imprese – ha affermato il presidente regionale di Confcooperative, Carlo di Somma -. Ma si potrebbe rivelare utile anche a favorire il riuso e riciclo dei prodotti di scarto delle diverse lavorazioni e, più in generale, per diminuire le emissioni inquinanti. Dall’altro lato contribuirebbe a valorizzare le risorse umane all’interno delle singole aziende”.
“Nel convegno di domani – hanno concluso Carloni, Lupi e di Somma –, oltre a fare chiarezza sugli incentivi e sul funzionamento delle CER, lanceremo un progetto innovativo sulle comunità energetiche rinnovabili. Ai due assessori regionali presenti (Morroni e Fioroni, ndr) chiederemo di aggiungere alle loro cassette degli attrezzi gli strumenti più idonei a facilitare una sinergia tra le imprese del territorio in materia di energia”.