I Treni dell’Umbria sono tra i più vecchi d’Italia, con una età media di 21,5 anni contro i 9 dell’Emilia Romagna e permangono ancora 350 km di linee a singolo binario, contro i 183 a doppio binario. Drammatica poi la situazione per i pendolari, per i quali gli stanziamenti regionali sono fermi a zero. “È un quadro davvero negativo quello disegnato per l’Umbria da Legambiente, nel suo rapporto “Pendolaria 2023”, ma che purtroppo non stupisce – commenta Ciro Zeno, segretario generale della Filt Cgil dell’Umbria – nonostante il tentativo di nascondere questa realtà da parte di chi amministra la regione”.
“Come Filt Cgil sostenevamo e continuiamo a sostenere che gli interventi di raddoppio della linea ferroviaria promessi sulla Orte Falconara a poco serviranno, e che la vera svolta sarebbe stata una linea di nuova generazione che prevedesse tracciati sotterranei e veloci. Il raddoppio della Perugia-Foligno è un bel sogno venduto agli umbri, ma che difficilmente si realizzerà, mentre la tratta Perugia Città di Castello è una storia triste e mai risolta. La riapertura della Perugia Terni via Todi se si farà, sarà solo grazie ad Rfi – continua Zeno – e poi c’è Orvieto, l’unico luogo in Umbria dove sfreccia l’alta velocità, ma dove non ferma nemmeno un Frecciarossa”.
Secondo il segretario Filt Cgil i nodi sono ormai venuti al pettine: “La Regione non ha messo e non mette un euro sui treni, ma ha scelto di destinare e pagare le compagnie aeree per farle atterrare nell’aeroporto umbro, a discapito del trasporto locale, tra l’altro in forte pericolo per il piano di spacchettamento che la Regione vuole mettere in atto. Noi siamo per sostenere il San Francesco, crediamo nell’aeroporto e nelle sue potenzialità, ma non possiamo accettare che si anteponga un vettore turistico ai vettori dei trasporti che invece rappresentato la spina dorsale per muovere i cittadini umbri che si recano a lavoro, a scuola e le fasce più deboli che hanno estremo bisogno di mezzi pubblici veloci, funzionali e puntuali”, conclude Zeno.