“Nonostante i vertici della Regione e il direttore della Usl Umbria 2 abbiano ribadito qualche mese fa che l’ospedale di Orvieto rimarrà come DEA di 1° livello, di fatto questo si sta svuotando di professionisti, di competenze e di servizi. Mancano medici specialisti: anestesisti, chirurghi, cardiologi, pediatri, ortopedici e medici di Pronto Soccorso”. Lo afferma in una nota la Fp Cgil di Terni che sottolinea come l’azienda abbia messo in atto “strategie palliative”. “Per gli anestesisti – spiega il sindacato – ha stipulato una convenzione con l’ospedale di Viterbo, mentre per gli ortopedici, la cui carenza non è stata colmata, si è limitata a dirottare i pazienti (magari con una frattura del femore) in altri ospedali della Regione. Per i pediatri e i medici di Pronto Soccorso ha preso professionisti a gettone (e sappiamo a che costo). Mentre i lavori annunciati di ampliamento e ammodernamento del Pronto Soccorso non sono mai iniziati e le sale operatorie funzionano a bassi regimi”.
Sul fronte del personale infermieristico la situazione è altrettanto preoccupante: “A fronte di dimissioni, pensionamenti, congedi parentali, lunghe malattie e gravidanze – continua il sindacato – non si è provveduto a nuove assunzioni, siamo arrivati al punto che l’azienda con un ordine di servizio ha spostato temporaneamente due infermiere dal territorio di Terni, che, con un’auto aziendale, vengono a sopperire alla mancanza di infermiere ad Orvieto. Questo per un mese – sottolinea la Fp – poi si vedrà. E mentre la Regione pensa ancora se stabilizzare o meno il personale a cui scade il contratto il 31 marzo, le Regioni vicine assumono a tempo indeterminato: Lazio, Toscana, Emilia-Romagna e così molti infermieri, come altri in questi mesi, già stanno pensando seriamente di lasciare questa regione”. Altro capitolo: la sanità penitenziaria. “Che è chiaramente in sofferenza – prosegue la Fp Cgil – ma ciò nonostante, si prende personale infermieristico dal carcere di Orvieto per coprire turni al carcere di Terni”.
Altro capitolo drammatico è quello degli operatori socio sanitari: quasi più della metà ha delle limitazioni di mansioni per problemi di salute ed entro due mesi cinque operatori andranno in pensione. “Anche qui nessuna strategia è stata adottata dall’azienda – denuncia il sindacato – e così gli operatori sanitari lavorano saltando riposi, su turni di smonto notte, rientri dalle ferie. Ma fino a quando? E quanto questo va ad incidere sulla qualità dell’assistenza erogata?”. E ancora: “Nell’ufficio che si occupa della protesica – riferisce ancora la Fp Cgil – quindi di presidi fondamentali per la qualità della vita delle persone malate, è presente una sola impiegata: quando è in ferie o in malattia gli utenti devono rivolgersi agli uffici di Terni. Il personale amministrativo è ridotto ai minimi termini”.
Sul fronte della sanità territoriale la situazione è ugualmente complessa: con l’attuazione del PSR il Distretto di Orvieto non esiste più, viene inglobato dall’unico Distretto di Terni, la Regione non ha ancora comunicato le modalità e l’organizzazione di questo percorso. “Di fatto il Distretto è in fase di smantellamento – osserva la Fp Cgil – con un impoverimento dei servizi: il Centro di Salute mentale ormai da tempo è attivo solo dal lunedì al venerdì, dal pomeriggio del venerdì al lunedì mattina tutte le urgenze sono a carico del Pronto Soccorso. La malattia mentale secondo questa organizzazione il fine settimana non esiste. Anche il Servizio di Igiene mentale dell’Infanzia è in condizioni drammatiche. Per fare un esempio, un bimbo e la sua famiglia per la prima visita del neuropsichiatra devono aspettare da 1 anno e mezzo ai due anni. A questo si somma una carenza di terapisti della riabilitazione: il servizio di riabilitazione territoriale si aggiunge alla lista dei servizi distrettuali con cronica e grave carenza di personale”.
In tutto questo il personale infermieristico dell’assistenza domiciliare prova a resistere, ma fino a quando?, si domandano dal sindacato. “Il territorio orvietano attende l’Hospice, molte volte promesso, e che le ultime dichiarazioni danno come progetto all’interno dell’Ospedale di Comunità che dovrebbe essere collocato nella struttura del vecchio Ospedale in Piazza Duomo, ma con quale tempi?”. Infine, c’è la questione della gestione delle liste d’attesa. “Qui si evidenzia la volontà, ormai palese, della Regione di far implodere il sistema pubblico per fare spazio al privato – accusano dal sindacato – Le liste d’attesa accumulate in questi anni sono gestite dal CUP a livello regionale e quindi, per esempio, per una Colonscopia si chiama un utente che abita a Gubbio e che è in lista dal 2020 e si propone un appuntamento ad Orvieto, mentre ad un utente che abita ad Orvieto si propone un appuntamento a Città di Castello. Il sistema va in corto circuito e le persone si rivolgono al privato per fare prima e per non doversi spostare chilometri”. “Oppure – rimarcano dalla Fp Cgil – per lo stesso esame strumentale o per la stessa visita specialistica si può andare in intramoenia, quindi pagando. Allora si trova subito un posto, con lo stesso medico e nella stessa struttura ospedaliera, con la stessa strumentazione, anche nello stesso ambulatorio, per il quale tramite percorso pubblico non si trova posto”.
“La situazione – conclude il sindacato dei lavoratori della sanità – è drammaticamente evidente a tutti i cittadini del territorio orvietano, una vergogna per la politica e per l’amministrazione del nostro territorio”.