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Aste immobiliari: il quadro umbro: “Ci vogliono sette anni per chiudere una pratica”

Francesco Marco Maiotti – Componente del Comitato di Listino e della Borsa Immobiliare dell’Umbria – tratteggia la situazione attuale delle aste di immobili nella nostra regione che si colloca stabilmente al 13° posto, con la provincia di Perugia a registrare il maggior numero di esecuzioni. Il tribunale di Perugia è comunque al 6° posto per numero di esecuzioni. Preoccupa la lentezza del sistema. In Italia nel 2019 (ultimo anno senza effetto pandemia) ci sono infatti voluti in media ben 2.585 giorni per chiudere una procedura esecutiva: oltre 7 anni! Le aste immobiliari, come si sa, riguardano immobili sottoposti a vendita forzata per i quali si adotta una procedura normativa regolata dal Tribunale e si distinguono tra vendite con incanto (con la possibilità di rilanciare le offerte) e senza incanto (con offerte a busta chiusa).
Al giorno d’oggi – spiega Francesco Marco Maiotti, componente della BIU – la modalità più comune è l’asta telematica che prevede l’uso della firma digitale e altri precisi obblighi che possono risultare complessi al comune cittadino, per cui è sempre consigliabile farsi assistere da professionisti specializzati per non commettere errori e vedersi escludere dalla procedura per inesattezze formali. Dal giorno di aggiudicazione dell’asta decorrono poi 120 giorni entro i quali l’aggiudicatario dovrà saldare il prezzo dell’asta, unitamente alle spese accessorie, dopo di che il Delegato alla vendita predisporrà il Decreto di Trasferimento da sottoporre alla firma del Giudice.

Ma qual è il tempo medio di chiusura di una esecuzione immobiliare dall’avvio fino alla consegna effettiva delle chiavi? Ben 2.585 giorni! Questa è stata la media di chiusura delle procedure esecutive nel 2019, ovvero un totale di oltre 7 anni. Chiaramente un tempo esagerato che per risultare accettabile andrebbe ridotto di molto.

LO STUDIO SUL PRIMO SEMESTRE 2022
Venendo a quest’anno – secondo un recente studio – sono stati 77.656 gli immobili andati all’asta nei primi sei mesi con un valore base che supera gli 11 miliardi di euro.
Lombardia, Sicilia, Campania, Lazio e Toscana sono le regioni che, da sole, superano la metà delle pubblicazioni. I tribunali più interessati sono stati Milano con 2451 aste partecipabili, Catania (1982), che alza l’asticella per tutta la Sicilia, a seguire Brescia (1796) e Bergamo (1682). Seguono in quinta posizione, ma solo per una più lenta ripresa alla normalità post pandemia, il Tribunale di Roma, e a seguire al sesto posto Perugia, quindi Ancona, Cagliari e Macerata.
La previsione è che nei prossimi 18 mesi vedremo probabilmente una situazione in peggioramento, con un numero di immobili all’asta in progressivo aumento. Occorrerebbe individuare quelle azioni a tutela del credito che si differenziano dalla sola attività giudiziale: almeno un terzo delle esecuzioni immobiliari ha, infatti, la possibilità di trovare un accordo extragiudiziale tra banca e debitore.

IL DATO UMBRO
L’Umbria nel 2021 ha avuto un numero di beni andati all’asta di 4.350 unità, con una media di 362 aste al mese, dato che la colloca stabilmente al 13° posto (invariata rispetto al 2019) come regione e che comunque rappresenta un modesto 3,45% sul totale nazionale. È sempre la provincia di Perugia nel 2021 a mantenere il non invidiabile record del maggior numero di esecuzioni, ben 3.713 rispetto a Terni con 637.

Le aste immobiliari, ovviamente, possono rappresentare talora dei veri e propri affari per realizzare i quali – ricorda Maiotti –  il mondo bancario mette a disposizione dei mutui specifici proprio per l’acquisto in asta, fermo restando che per partecipare bisogna comunque disporre di una somma pari almeno al 20% del prezzo offerto, che viene ovviamente restituita in caso di mancata aggiudicazione.

Foto: TerniLife ©
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