Per la puzza di pesce a Maratta “in arrivo il piano di mitigazione olfattiva che sarà implementato nei successivi quattro mesi”. Lo ha detto la vicesindaca con delega all’Ambiente Benedetta Salvati, nell’ambito del question time i cui lavori sono stati condotti dal vicepresidente del consiglio comunale Devid Maggiora, brevemente affiancato dal presidente Ferranti.
L’assessora ha risposto a due interrogazioni, una del Pd, illustrata dal consigliere Francesco Filipponi, e l’altra del Movimento Cinque Stelle con il consigliere Federico Pasculli.
Le interrogazioni partono dagli “odori non sopportabili, in particolare nella zona di vocabolo Sabbione, a Maratta”. Un problema che si trascina dal 2019 e che è stato segnalato a più riprese “da imprenditori, lavoratori, persone che frequentano la zona commercialee industriale, che si trovano a dover fare i conti con un fenomeno che definiscono disgustoso, ovvero quell’odore di presce avariato che viene rincodotto a una impresa che svolge una particolare lavorazione”. Le interrogazioni rilevano anche che si è attivata Arpa ma che finora non si sono avuti risultati apprezzabili.
La vicesindaca si è rifatta a un recente rapporto di Arpa sulla vicenda. Il problema viene monitorato da marzo 2020 ed Arpa è intervenuta nei confronti della ditta che lavora mangimi con alcuni prescrizioni. “Ad aprile 2021 il controllo analitico dei fumi del cammino principale ha evidenziato il rispetto dei valori limite degli inquinanti stabiliti in autorizzazione (polveri e sostanze organiche volatili). Non sono attualmente previsti valori limite in termini di odori”. Successivi controlli hanno evidenziato comunque alcune irregolarità.
Arpa in questi anni ha chiesto una “mitigazione della problematica odorigena”. Lo studio presentato dalla ditta è stato ritenuto carente. Ora la nuova scadenza del 12 ottobre 2022 per un piano definitivo.
Insoddisfatti gli interroganti della risposta avuta. “Sono almeno tre anni che la questione va avanti – ha detto Francesco Filipponi – con un impatto notevole nei confronti delle centinaia di persone che ogni giorno lavorano o circolano in quella zona. Occorre fare di più, occorre che Regione, Comune e Arpa pretendano e ottengano interventi risolutivi da parte della ditta”.
“Nessun accanimento nei confronti della ditta che produce mangimi, ma occorrono misure per rispettare le altre ditte della zona”, aggiunge Pasculli.
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