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Barone cambia percorso: “Non posso percorrere la distanza terrestre più lunga del mondo, zone troppo pericolose”

“Quando sono partito, speravo che la situazione in Etiopia e in Sud Sudan migliorasse, purtroppo non è successo.
Rapimenti, bande armate, posti di blocco irregolari, traffici di esseri umani, scontri tra clan di etnie diverse, flussi di profughi, attacchi armati al governo, guerre civili, frontiere chiuse e mancanza dei beni primari, sono solo alcuni degli episodi che si verificano in queste zone negli ultimi anni.
La situazione attuale non mi permette quindi di pedalare dall’Uganda al Sudan con un rischio relativamente contenuto come fino ad ora nei paesi attraversati. Devo cambiare i miei piani e prendere un aereo per il Sudan.
L’essere umano, le frontiere, i permessi e le guerre sono da sempre stati il problema più grande di tutte le mie avventure”.
“Per qualcuno, forse, questa avventura perderà di valore, perché non sarò in grado di percorrere in bicicletta il 100% della distanza terrestre più lunga del mondo e vi capisco, tra questi ci sono anche io, dato che sono sempre stato dell’idea tutto o niente.
Vi confesso però, che quando progettavo questo percorso di oltre 29.000 km attraverso 3 continenti, stavo per abbandonare il progetto solo perché sapevo di non poter pedalare i circa 200 km in Siria e che altri problemi potevano verificarsi durante il viaggio limitandone il percorso. Poi però ho capito che potevo limitare il percorso, ma non potevo limitare me stesso.
Credo sia un’esperienza troppo grande per essere abbandonata solo a causa di un paio di zone di guerra. Quindi, anche sapendo che non potrò mai dire di aver percorso interamente la distanza terrestre più lunga del mondo, continuo ad andare avanti, impegnandomi con tutte le mie forze”.
Foto: Lorenzo Barone ©
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