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Piani industriali Ast e Faurecia, Rampiconi Fiom-Cgil: “Serve un salto di qualità”

“Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile 2022 discuteremo i piani industriali delle prime due aziende metalmeccaniche nella provincia di Terni”.

Questa la nota di Alessandro Rampiconi, segretario generale FIOM-CGIL di Terni.

“Nonostante il quadro di riferimento sia fortemente condizionato dalla coda di una pandemia devastante e, oggi, da una guerra nel cuore dell’Europa (che potrebbe generare fermate a causa della scarsità e dall’alto costo delle materie prime e dell’energia) sembrerebbe che gli investimenti e le prospettive di sviluppo non si fermeranno.
Il Governo nazionale non ha mai ritenuto necessario convocare le parti in tutte le fasi di vendita di Acciai Speciali Terni. Al contempo, del piano nazionale della siderurgia si sono perse le tracce, con evidente danno per la nostra battaglia in difesa del sito di viale Brin e delle sue produzioni strategiche.

Qualche giorno fa, invece, la presidente Tesei ha fatto tappa a Terni, dopo aver disertato il Consiglio comunale aperto, adducendo problemi tecnici, mentre il suo assessore allo Sviluppo economico, ha avuto altri, non meglio precisati, impegni istituzionali. Ad ogni modo nella giornata passata in città, la presidente della Regione Umbria è stata approssimativa, senza una visione prospettica sul nuovo modello di sviluppo e sulla vocazione industriale di questo territorio.

Ancora sull’idrogeno c’è confusione e non sono chiari i fabbisogni in Umbria e perché si dovrebbe costruire una centrale di produzione di idrogeno verde a Pietrafitta con i fondi del PNRR, mentre a Terni ancora non si capisce se ci sarà una centrale di produzione o una stazione di accumulo e soprattutto chi dovrebbe fare l’investimento ed eventualmente con quali risorse.

Che fine ha fatto l’accordo tra Ast, Comune di Terni e Busitalia per recuperare l’idrogeno disperso nell’ambiente e alimentarci i nuovi autobus? Se si riuscisse ad alzare lo sguardo si potrebbe scoprire che Faurecia sta investendo molto sul motore ad idrogeno, che comunque ha bisogno della marmitta. Perché non si creano le condizioni per riconvertire la filiera del tubo per il motore a scoppio in una nuova filiera per la mobilità ad idrogeno? Questo potrebbe diventare un fattore localizzativo per intercettare gli investimenti di Faurecia, magari altrimenti destinati ad altri siti in Europa.

Anche sull’energia si sta segnando il passo, oltre ai costi per le imprese, oggi abbiamo il problema delle bollette delle famiglie: le comunità energetiche possono essere la soluzione e lo stesso PNRR destina oltre due miliardi per svilupparle in Italia. Bisogna mettere a rete queste risorse con gli altri bonus per l’efficientamento energetico a partire dal 110%. Il Comune di Terni batta un colpo e faccia sapere di quanto si è aumentata l’autoproduzione di energia pulita e quanto può tornare utile per alimentare AST la centrale idroelettrica di Galleto, recentemente passata da Erg a Enel.

In questa fase di transizione si potrebbe prevedere, nei piani ambientali di Arvedi – se si potessero chiarire questi aspetti – di adottare alcune comunità energetiche a fronte di un minore costo e di una maggiore disponibilità di energia.

Anche la logistica rappresenta una criticità, nonostante ThyssenKrupp in questi anni abbia aumentato moltissimo il trasporto su rotaia, ogni giorno tra Terni e Narni transitano oltre 500 Tir, destinati ad aumentare con l’incremento della produzione che si prefigge la nuova proprietà di AST. Basta chiacchiere e teatrini attorno alla piattaforma logistica, che da anni è una cattedrale nel deserto con un dispendio di risorse pubbliche impressionante. Basta poco per collegarla alla ferrovia e costituire un hub di secondo livello in rete con Orte, proposta che come sindacato stiamo facendo da diversi anni e precisamente insieme alla richiesta di riconoscimento di Terni e Narni come aree di crisi complessa.

Piano nazionale della siderurgia, investimenti in ricerca e sviluppo sull’idrogeno verde, comunità energetiche e logistica dovrebbero essere gli elementi centrali di un patto di territorio, su cui innestare i piani di sviluppo di AST e Faurecia, che, se lasciati alla sola discussione tra le parti, rischiano di mancare opportunità importanti.
Chiaramente noi faremo la nostra parte, ma siamo preoccupati dell’inadeguatezza del Governo nazionale e delle istituzioni umbre”.

Foto: TerniLife ©

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