“Siamo abituati a identificare Terni con la metallurgia e la chimica, comparti che, insieme all’energia, continuano a giocare un ruolo strategico in questo territorio, ma anche qui i settori cosiddetti “made-in” e dei servizi innovativi nel corso degli ultimi decenni hanno acquisito un peso sempre maggiore all’interno delle attività manifatturiere. Per Cna Umbria questo dato rappresenta una constatazione di fatti incontrovertibili da cui ripartire per immaginare il futuro dell’intera area”.
Gianluca Bellavigna, presidente territoriale della Cna di Terni, sintetizza così una delle principali evidenze che emergono dall’indagine realizzata dal centro studi Sintesi sull’evoluzione sociale ed economica dell’area di Terni negli ultimi 40 anni.
“È innegabile che Terni, a partire dal 1971, si sia trasformata da città industriale e commerciale in città dei servizi tradizionali ed innovativi, vedendo contemporaneamente nascere ed affermarsi, accanto alla grande industria, tante piccole imprese. Ed è proprio il ruolo della micro e piccola impresa ad essere cresciuto nel corso degli anni anche a Terni, arrivando a rappresentare circa il 66% degli addetti totali (circa 33mila). L’artigianato rappresenta il 25% delle imprese attive e i due settori in cui operano il maggior numero di artigiani sono quelli delle costruzioni e del manifatturiero. Il numero totale delle imprese attive è continuato a crescere anche durante la crisi (+103 unità, soprattutto nei Servizi, Commercio e Turismo). Un incremento che non deve ingannare, perché può essere letto anche come parcellizzazione del sistema produttivo (la mancanza di lavoro ha spinto molti disoccupati ad aprirsi una partita Iva). Infatti Terni durante la crisi è la città in cui la disoccupazione ha segnato il maggior incremento rispetto alla media regionale, con un +150% e 3.500 ulteriori disoccupati tra il 2008 e il 2014”.
“Come già detto, seppure l’acciaio, la chimica e l’energia continuino a giocare un ruolo da protagonisti nel manifatturiero del Ternano – prosegue Bellavigna –, se osserviamo i dati più da vicino notiamo che il Made in Italy, (agroalimentare, sistema moda, sistema casa, carta/stampa, produzione di macchinari) e la meccanica di precisione, rappresentano i settori con il maggior numero di imprese attive (oltre 450) ed anche quello in cui si somma il maggior numero di addetti (oltre 2.500)”.
La ricerca di Sintesi ha analizzato anche l’evoluzione del manifatturiero in termini di esportazioni su base provinciale. Con riferimento al periodo 2009-2014 dai dati emerge che il settore della Metallurgia, pur continuando ad esprimere i 3/5 delle esportazioni totali, ha subito una drastica riduzione, mentre la Chimica si attesta sui 126 milioni di euro con un calo del 20%. I settori del ‘made-in’, invece, aumentano tutti (pur se con percentuali diverse) ad eccezione della meccanica, e nel complesso raggiungono un volume di esportazioni che sfiora i 220milioni di euro, pari al 23% del totale.
“Nel made in – continua Bellavigna – il dato da mettere in evidenza è quello che vede crescere il volume delle esportazioni nonostante diminuisca il numero totale delle imprese attive nei vari comparti, tranne per l’agroalimentare che cresce anche per numero complessivo delle imprese. A tale proposito ci viene da dire che in diversi settori è in atto una ri-specializzazione verso quelle attività con più alto valore aggiunto. Ri-specializzazione guidata da medie imprese, che operano in reti lunghe con dimensioni globali collaborando con filiere produttive locali costitute da micro e piccole aziende”.
L’indagine ha riguardato anche alcuni dati demografici, dai quali emerge un incremento importante della popolazione nel periodo 2001-2014 dovuto soprattutto all’aumento della presenza di stranieri (+ 10mila), ma anche un invecchiamento della popolazione (oltre il 25% ha oltre 65 anni).
“Quello che ci sembra chiaro – conclude Bellavigna – è che il ritratto di Terni negli anni è cambiato, si è evoluto, ha visto modificarsi il peso dei vari comparti e, all’interno di essi, di alcuni settori rispetto ad altri. La Cna ritiene che è dalla situazione reale e non più da quella stereotipata che bisognerà ripartire per provare a progettare un nuovo futuro per tutta l’area e per la città di Terni, secondo modelli in grado di valorizzarne il diffuso capitale sociale rappresentato dalle competenze delle persone e delle imprese”.
È partendo da questi dati che domani, giovedì 3 marzo, alle ore 17.30, al teatro Secci, si aprirà l’Assemblea dell’associazione. “Innovare per competere. Quale futuro per l’area di Terni?” è il titolo della giornata nella quale sarà presentata un’accurata indagine sull’evoluzione del sistema economico-sociale locale. All’incontro saranno presenti i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, tra cui il Sindaco di Terni e la Presidente della Regione, docenti universitari e il vice presidente della Cna nazionale.
Per motivi organizzativi è necessario confermare la partecipazione su www.cnaumbria.it
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