Il mondo del calcio giovanile ternano è scosso da un grave episodio di violenza di genere e minacce. Al termine della partita Sangemini-Sporting Terni, disputata il 13 aprile e valida per il campionato Allievi Under 17 provinciale, un dirigente accompagnatore dello Sporting Terni, è stato squalificato fino al 31 dicembre 2028 a seguito di gravi offese e minacce rivolte all’arbitra, una ragazza di 17 anni.
Il referto del giudice sportivo riporta dettagli inquietanti sull’accaduto. Si legge che, durante l’intervallo tra il primo e il secondo tempo, il dirigente avrebbe fatto irruzione nello spogliatoio arbitrale, contestando con veemenza l’operato della direttrice di gara e registrando di nascosto la conversazione con il proprio telefono cellulare. Una volta interrotta la registrazione, le parole proferite dal dirigente dello Sporting Terni hanno raggiunto livelli di inaudita gravità e violenza. Secondo quanto riportato nel referto, avrebbe detto all’arbitro: «Eri da ammazzare da piccola. Dovresti fare la fine di Ilaria. A sto punto sarebbe da tirare fuori un coltello».
La squalifica inflitta dal giudice sportivo testimonia la gravità del comportamento del dirigente ma non basta. Bisogna sviluppare poi un ragionamento che va oltre il singolo episodio. Di fronte a questo scenario, è imprescindibile agire in modo preventivo e strutturato, investendo in percorsi educativi rivolti non solo alle nuove generazioni. Risulta fondamentale introdurre non solo nelle scuole ma anche nel mondo dello sport, momenti di confronto e formazione su educazione al consenso, parità di genere, rispetto reciproco e decostruzione degli stereotipi, a partire già dalla scuola primaria e con continuità fino alle scuole secondarie e dalle prime esperienze sportive. È altrettanto importante sottolineare che tali percorsi devono essere affidati a figure competenti e formate, come le operatrici dei Centri Antiviolenza e le attiviste delle realtà femministe che da anni lavorano sul campo.
Solo chi possiede strumenti adeguati di lettura del fenomeno può accompagnare ragazze e ragazzi in un processo di consapevolezza critica e di trasformazione culturale. Chiedo al Comune di San Gemini di affrontare la questione della violenza di genere attraverso un impegno sistematico e continuativo, fondato su un approccio di genere e su una lettura approfondita delle dinamiche culturali e sociali che ne sono alla base. Non basta presentare una mozione, serve intervenire in maniera netta e costante.
Diego Diomedi, consigliere comunale di minoranza di San Gemini